Con una sentenza attesa da più di sette anni, il 6 novembre 2012 il Tribunal Constitucional ha respinto il ricorso d’incostituzionalità promosso conto la Ley 13/2005, la quale aveva esteso alle coppie dello stesso sesso la possibilità di accedere all’istituto del matrimonio e dell’adozione congiunta (S.T.C. 198/2012).
La struttura della decisione si snoda in quattro passaggi fondamentali: la corretta delimitazione dell’oggetto della causa, con un primo filtro rispetto ai motivi del ricorso già preliminarmente considerati inidonei a comportare l’incostituzionalità della legge (F.J. 1-6); la definizione del matrimonio nella sua veste di garanzia d’istituto, rectius, di garantía institucional (F.J. 7-9); l’individuazione del contenuto del matrimonio nella diversa dimensione di diritto costituzionale (F.J. 10-11); infine, il tema delle adozioni da parte delle coppie omosessuali (F.J. 12).
Senza alcuna pretesa di esaustività, il presente contributo si propone di segnalare l’aggiornamento, nella sentenza in commento, dello strumentario argomentativo e delle strategie di legittimazione che avevano contraddistinto la ricerca, da parte del Tribunal Constitucional, di una “via spagnola al testualismo”. Ricordo i principali aspetti di novità della decisione: la sottolineatura della tensione fra argomento letterale e argomento fondato sull’intenzione del Costituente; la tendenza di alcune delle valutazioni contenute nella sentenza a penetrare in una zona di confine tra la sfera del “merito” e quella della “stretta legittimità costituzionale”; l’inedita e inaspettata apertura al pluralismo disciplinare; la riscoperta, da parte del Tribunale costituzionale spagnolo, di quella originaria vocazione per la comparazione che aveva caratterizzato la propria giurisprudenza negli anni Ottanta.
Questi ultimi due aspetti appaiono fra loro strettamente intrecciati. Come ho avuto modo di sottolineare in altra sede, infatti, negli ultimi anni si è manifestato, soprattutto nell’area extra-europea, un trend crescente da parte dei giudici costituzionali al ricorso alla comparazione e all’interdisciplinarietà nella giurisprudenza in materia di diritti delle persone omosessuali. In questo senso, il riferimento a diritti “altri”, la citazione di sentenze straniere, l’uso della storia, l’integrazione del dato sociale e scientifico all’interno del giudizio costituzionale hanno costituito gli strumenti attraverso i quali instaurare una dinamica comunicativa con il lavoro dei non giuristi o dei giuristi di altri ordinamenti, contribuendo in ultima analisi a ripensare quell’approccio autoreferenziale e introverso che aveva caratterizzato la fase più matura del giuspositivismo statualistico. […]
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Di seguito si riporta il sommario del saggio: 1. Strategie di legittimazione e stilemi argomentativi nella sentenza sul matrimonio omosessuale 2. Dato testuale vs. “original intent”. L’opzione per il modello intermedio 3. Tra “merito” e “stretta legittimità costituzionale”: il superamento dell’immagine del “legislatore negativo” 4. L’apertura al pluralismo disciplinare 5. La riscoperta dell’argomento comparativo 6. L’interpretazione “evolutiva”