I primi mesi del 2013 sono stati particolarmente critici per la Spagna e hanno segnato un ulteriore declino della situazione politica, economica e sociale. Gli scandali di corruzione politica, lo stato di perdurante emergenza economica, la crescita della disoccupazione, l’avanzare della tensione sociale e del processo indipendentista catalano hanno trascinato il paese in uno stato di profonda crisi.
Nel suo secondo anno di piena recessione, dopo tre anni di manovre di piena austerità, la Spagna non è riuscita a portare a termine l’obiettivo di contenimento del deficit concordato con l’Unione europea e ha registrato un preoccupante aumento del tasso di disoccupazione, che ha raggiunto il suo massimo storico (il 27,16%) con più di sei milioni di disoccupati. Le cifre sulla disoccupazione, risultanti dai dati diffusi nel primo trimestre dall’Istituto nazionale di statistica, hanno destato una grande preoccupazione politica e un forte allarme sociale, spingendo il Presidente Rajoy a riconoscere più apertamente l’impatto devastante della crisi e la necessità di farvi fronte immediatamente e concretamente. Il Governo ha approvato, così, un Programma di stabilità finanziaria per il periodo 2013-2016 e una nuova strategia di riforme strutturali, ottenendo dalla Commissione europea una proroga di due anni per portare a termine il processo di risanamento dei conti pubblici. Il via libera dato da Bruxelles ha permesso al Governo di operare una programmazione finanziaria più credibile e aderente alla realtà e di approvare un ampio pacchetto di riforme strutturali non improntate all’austerità ma rivolte a promuovere la crescita, la competitività e l’occupazione.
All’aggravamento della situazione economico-finanziaria si è aggiunto anche un fenomeno di degrado politico-istituzionale, che ha colpito, in particolare, la classe politica al potere e l’istituzione monarchica, intensificando l’indignazione sociale e l’esigenza di un processo di rinnovamento democratico nazionale.
L’esplosione mediatica dello scandalo di corruzione finanziaria legato all’ex tesoriere del Partido popular (Pp), noto anche come caso Bárcenas, ha messo seriamente in crisi l’immagine e la credibilità del Governo di Mariano Rajoy, al punto da spingere alcune forze politiche e sociali a richiedere le sue dimissioni. Anche la Corona è stata al centro di nuovi scandali relativi all’implicazione della infanta Cristina nel caso giudiziario di corruzione finanziaria, c.d. ” Nóos”, che vede protagonista il suo consorte, il Duca Iñaki Urdangarin. Evento quest’ultimo che, insieme a quelli che hanno coinvolto in prima persona il Re Juan Carlos nei mesi passati, ha contribuito a screditare il prestigio della famiglia reale nell’opinione pubblica e ad aprire un ampio dibattito sulla monarchia nell’ordinamento spagnolo.
La richiesta di rigenerazione democratica, avanzata con maggior forza dopo il verificarsi di tali episodi, ha trovato una prima risposta nel dibattito sulle primarie avviato all’interno di alcuni partiti, e in particolare nel Partido socialista obrero español, Psoe, e nell’accordo anticorruzione, proposto dal Premier Rajoy nel corso del dibattito sullo stato della nazione, che contempla l’approvazione di una legge sul buon governo e la trasparenza.
Nondimeno problematica la situazione che si è venuta a creare nello Stato autonomico, ove è insorta una forte rivalità tra le Comunità autonome per il riparto del deficit e all’interno del quale è stato portato avanti il processo indipendentista catalano. […]