In un contesto animato da crescenti tensioni circa il rispetto degli obblighi derivanti dall’appartenenza all’Unione Europea e da diffusi movimenti di pensiero che sfidano gli obiettivi dell’integrazione politica ed economica, il nuovo corso giurisprudenziale del Tribunale costituzionale federale rischia di scoperchiare un vaso di Pandora, costringendo i giudici al ruolo senz’altro scomodo, quantunque interpretato con convinzione, di ultimo presidio nazionale nel quadro di un processo di liquefazione della sovranità.
Con la sentenza del 21 giugno 2016 sul Programma OMT della Banca centrale europea il Tribunale costituzionale federale aveva infatti ulteriormente dilatato la dimensione soggettiva del principio democratico sviluppata a partire dalla sentenza Lisbona, trattando espressamente di un “diritto alla democrazia” (par. 166 e 185) e legittimando l’istituto del Verfassungsbeschwerde avverso gli atti ultra vires dell’UE, fino a ricomprendere tra i motivi di un ricorso non solo le omissioni che corrispondono alla violazione di precisi obblighi giuridici, ma anche l’inerzia politica delle autorità tedesche qualora si palesi una modifica strutturale nel riparto delle competenze tra l’UE e gli Stati membri che violi il programma di integrazione iscritto nell’art. 23, primo e secondo co., LF.
Questo orientamento interpretativo ha raccolto anche in Germania molte voci critiche sia nell’ambito della dottrina, che lo considera non coerente con i principi sviluppati nella pregressa giurisprudenza del Tribunale, e potenzialmente destabilizzante per gli equilibri iscritti nella Costituzione tedesca, sia da parte degli osservatori, anche stranieri, che vi leggono una minaccia per la stessa tenuta del modello di integrazione europea, i cui processi politici risultano soggetti ad una sempre più profonda crisi di legittimazione.
In questo contesto, il 31 agosto il Prof. Fischer Lescano, dell’Università di Bremen, aveva depositato presso il Tribunale costituzionale federale “il più grande ricorso individuale della storia tedesca”: un Verfassungsbeschwerde [2 BvR 1823/16] che riunisce un conflitto di attribuzioni sollevato dal gruppo della Sinistra (Die Linke) del Bundestag assieme ad un fascio di 125.009 ricorsi individuali con cui si pretende l’illegittimità del Comprehensive Economic and Trade Agreement (abbr. CETA) che l’Unione europea ha negoziato con il Canada, e che prevede il riconoscimento reciproco degli standard in vigore oltre ad uno speciale quadro normativo e un sistema di giustizia alternativa a tutela degli investimenti. […]