Lo scorso 25 marzo i Capi di Stato e di Governo dei 27 Paesi membri dell’Unione si sono riuniti a Roma per celebrare il 60° anniversario della firma dei Trattati istitutivi della Comunità economica europea (CEE) e della Comunità europea dell’energia atomica (Euratom)1. Benché il sentimento prevalso in occasione dell’incontro romano2 sia stato quello di voler rilanciare l’Unione attraverso l’edificazione di una nuova visione sovranazionale, l’incognita più difficile e rimasta senza una risposta certa è quella di capire quale sia la strada migliore da percorrere.
E dunque, così come già preannunciato nel Libro Bianco “Sul futuro dell’Europa” a firma del Presidente della Commissione Jean-Claude Juncker3, anche la Dichiarazione di Roma, con cui si è voluto riaffermare l’importanza dell’integrazione, si è fondamentalmente conclusa con un nulla di fatto. Le forti pressioni della Polonia, sostenuta dai Paesi dell’Est preoccupati di vedere un’Europa che li avrebbe potuti lasciare indietro, sono riuscite a prevalere nell’ottica di un’azione comune “a passi e intensità diversi quando necessario, mentre si stanno muovendo nella stessa direzione”. […]
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SOMMARIO: 1. Da Maastricht a Lisbona: l’arduo percorso che ha messo in discussione la struttura istituzionalizzata dell’Unione – 2. Alcuni contributi della comunità scientifica – 2.1. Giuliano Amato, Ernesto Galli della Loggia, Europa Perduta? Torino, Giappichelli, 2015 – 2.2. Beniamino Caravita di Toritto, Quanta Europa c’è in Europa?, Torino, Giappichelli, 2015 – 2.3 Sergio Fabbrini, Sdoppiamento. Una prospettiva nuova per l’Europa, Roma–Bari, Laterza 2017 – 2.4. Enrico Letta, Contro venti e maree: idee sull’Europa e sull’Italia, Bologna, Il Mulino, 2017– 3. Europa federale o Europa a più velocità, questo è il dilemma?