Governare in minoranza rappresenta per Mariano Rajoy la sfida più complessa della XII legislatura, che si è aperta -come noto- dopo due elezioni legislative e una lunga fase di stallo istituzionale sconosciuta all’esperienza democratica spagnola contemporanea.
La più complessa sfida, sia pur non l’unica, come dimostrano i primi avvenimenti di questa legislatura che hanno già messo a dura prova la stabilità politica del Governo Rajoy. In questi mesi il Premier è stato chiamato a comparire dinanzi alle Camere per rispondere alle opposizioni parlamentari sul caso Lezo; a negoziare l’approvazione del progetto di legge di bilancio 2017 e rispettare, così, gli impegni assunti con l’Unione europea; a scongiurare il rischio di un’eventuale mozione di sfiducia proposta da Podemos nei suoi confronti; ad avviare un dialogo e un processo di riforme con le autonomie territoriali; e infine, a rispondere alle rivendicazioni avanzate con sempre maggiore insistenza dal fronte indipendentista catalano.
In un contesto simile, segnato da forti tensioni politiche, economiche e sociali, Mariano Rajoy ha dovuto non soltanto tener fede agli accordi di investitura siglati con Ciudadanos e Coalición Canaria, ma anche avviare negoziati con altri partiti politici. In particolare, ha dovuto negoziare con il gruppo parlamentare del nazionalismo basco (Pnv) per superare il primo grande scoglio della legislatura, ovverosia l’approvazione della legge di bilancio per il 2017, nonostante il bilancio dell’anno precedente fosse stato già prorogato. Negoziazione lunga e complessa, che ha portato alla conclusione di un accordo molto vantaggioso per il Pnv, in base al quale ha ottenuto un ampio sconto sull’importo del cupo da versare allo Stato, un piano completo di investimenti nelle infrastrutture e nell’alta velocità, la introduzione di una tariffa elettrica unificata e il rafforzamento del corpo di polizia regionale.[…]