Solo negli ultimi anni si è cominciato a conoscere qualcosa di più di quello che rivelano i pur ricchissimi dibattiti dell’Assemblea costituente sulla elaborazione delle disposizioni della Carta fondamentale italiana che definiscono il sistema di rapporti tra Stato e Confessioni religiose e garantiscono libertà e diritti fondamentali dei cittadini e delle chiese, comunità, istituzioni e associazioni aventi finalità di religione o di culto. Non che il quadro non fosse comprensibile, ma restavano in ombra, al di là dei contributi della cultura politica e giuridica -ad alcuni dei quali è dedicato il nostro Convegno- e dell’ampia documentazione a stampa dei partiti e delle chiese -analizzata approfonditamente da Gianni Long1-, l’azione personale di maggiori e minori protagonisti di quella difficile e complessa fase di rilettura democratica di problemi che avevano segnato la storia del paese nei cento anni successivi allo Statuto di Carlo Alberto e che condizionarono non marginalmente la ricostruzione repubblicana tanto più ardua dopo la fase di “vuoto” costituzionale degli anni 1943-46.
Non si può, comunque, trascurare che, come ha messo in chiara evidenza Livio Paladin, “i combattenti per la libertà del Nord non ebbero né il tempo, né il modo per elaborare compiute e concordi proposte di rifondazione costituzionale”, mentre il Sud, troppo coinvolto, con poche eccezioni, nel salvataggio della Monarchia, “non poté, ovviamente, immaginare una legge fondamentale per la Repubblica, sì che il referendum del 2 giugno poté essere solo un punto di partenza”2. […]
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Di seguito si riporta il sommario dell’articolo: 1. Osservazioni introduttive. – 2. Pio XII e la cappella della Sapienza: osservazioni introduttive. – 3. Il processo costituente e l’art. 8: il ruolo delle confessioni religiose. – 4. La Cappella della “Divina Sapienza”