Luciano Violante

Il professor Cassese e il professor Romanelli hanno posto da due punti di vista diversi una questione che a me sembra prioritaria nella nostra discussione. Perché, si sono chiesti i due studiosi, l’Esecutivo non venne rafforzato nella Costituzione e perché la cultura costituzionalistica non ebbe peso nella costruzione di un sistema che garantisse stabilità e capacità di governo? Intendo esprimere un’opinione su tali questioni. La Costituzione entrò in vigore il primo gennaio 1948 e le prime elezioni politiche si tennero nell’aprile successivo. I costituenti, perciò, agivano sotto il velo dell’ignoranza riguardo al futuro. In particolare non sapevano chi avrebbe vinto nelle prime elezioni politiche repubblicane. A quel tempo l’alternativa tra le forze che si contrapponevano, quelle filooccidentali, con la Dc a far da guida, e quelle filosovietiche, con il PCI e il PSI a far da guida, non riguardava solo il governo, riguardava anche e soprattutto il sistema. Se avessero vinto i social-comunisti, l’Italia sarebbe finita nell’orbita dell’Unione Sovietica, se avesse vinto l’ala filo occidentale, come poi vinse, saremmo finiti nell’orbita filoamericana.

Le conseguenze per l’Italia e per l’Europa sul piano della politica interna e della politica estera, dei diritti e delle libertà, sarebbero state molto diverse. Oggi l’alternanza tra le forze in campo è di governo; nel 1948 l’alternanza era di sistema. Quale fu la preoccupazione fondamentale dei Costituenti? Evitare che ci fosse un eccesso di potere delle maggioranze e dei governi; evitare quindi che chi avesse vinto le elezioni potesse decidere troppo e liquidare l’opposizione. I costituenti, inoltre, avevano vissuto i ventidue anni del fascismo, caratterizzati dalla identificazione tra partito e Stato, da un eccesso di potere del presidente del consiglio dei ministri, dallo svuotamento del Parlamento, dall’uso fazioso dei pubblici poteri, compresa la magistratura. Decisero quindi per il […]

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