Vincenzo Cocozza, La “rottura” dei modelli di disciplina nella riorganizzazione del Ministero dei beni e attività culturali

La più recente disciplina del Ministero delle attività culturali, con le innovazioni introdotte in ordine al ruolo e all’organizzazione dei Musei, sta suscitando, in maniera del tutto condivisibile, una particolare attenzione nel mondo scientifico1. Si tratta, infatti, di un momento attuativo di fondamentali prescrizioni costituzionali che attengono a quanto costituisce uno dei più importanti elementi di ricchezza del nostro Stato: il patrimonio culturale2. Al riguardo vi è sempre stata una diffusa consapevolezza ma, per quelle, a volte singolari, vicende, attraverso le quali si sviluppa la disciplina regolativa, si è registrata una, quasi speculare, incertezza nel trasferire in norme idonee questa esigenza di garantire il bene3. Eppure, i Costituenti, nel dibattito sull’art. 9, manifestarono la piena convinzione che vi fosse un insuperabile, formidabile e, probabilmente, unico valore rappresentato dal patrimonio artistico, storico e naturale del Paese, con la correlata, forte, necessità di preservarlo4.

Proprio per questo prevalse, pur con qualche incertezza, una visione tendente a disegnare un prevalente ruolo dello Stato nel settore, collegato all’esigenza della tutela5. Comunque, l’art. 9, nel testo, poi, approvato, propone una struttura normativa ricca di potenzialità applicativa nel momento in cui il valore da custodire è affidato al congiunto operare di tutela e valorizzazione. Azioni che, opportunamente collegate, come mi sembra corretto e coerente al sistema. consentono una visione dinamica della garanzia6. C’è un nesso funzionale fra le due attività dal momento che l’una è certamente meno efficace se non c’è l’altra. Se, poi, si legge, come è doveroso procedere, l’art. 9 nell’impianto costituzionale complessivamente considerato, si può cogliere una trama complessiva che fa immaginare le necessarie maglie di una rete che va costruita. Tutelare e valorizzare il patrimonio culturale significa attuare i diritti fondamentali che l’art. 2 Cost. racchiude e, naturalmente, favorire il conseguimento dell’eguaglianza, anche, se non soprattutto, nella sua declinazione sostanziale, nel momento in cui la diffusione della conoscenza e le consapevolezze che ne derivano aiutano ad ottenere quel grande e difficile progetto che l’art. 3 propone7. Nello stesso tempo c’è una dimensione economica che non è possibile trascurare. La grande sfida è ottenere un punto di equilibrio fra tutela e valorizzazione del patrimonio […]

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SOMMARIO: 1. Tutela e valorizzazione del patrimonio culturale nel quadro costituzionale. – 2. La prima disciplina di organizzazione del Ministero delle attività culturali. – 3. La “rottura” del modello di disciplina nel 2014. – 4. Il percorso per pervenire ad una organizzazione ministeriale con d.m. non regolamentare.

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