Il quadrimestre preso in esame ha visto emergere notevoli perplessità e preoccupazioni manifestate dal mondo politico, accademico e mediatico a seguito della presentazione da parte del Governo a guida liberale di alcuni bill omnibus, ossia disegni di legge che apportano numerose e disorganiche modifiche e abrogazioni in svariati settori normativi dell’ordinamento giuridico e che, pertanto, rendono estremamente difficile per il Parlamento riuscire a esercitare una compiuta attività di esame in dettaglio delle proposte che vi sono contenute. Innanzitutto, appare opportuno osservare come tali perplessità derivino sostanzialmente dall’inaspettato cambio di rotta del Primo Ministro Trudeau, il quale aveva promesso, durante la campagna elettorale del 2015, di non voler più ricorrere allo strumento dei progetti di legge omnibus e di mettere mano ad una riforma generale degli Standing Orders della Camera dei Comuni che, tra le altre cose, avrebbe definitivamente posto fine ad ogni uso smodato di questa “undemocratic practice”, così come era stata definita nella piattaforma politica del Partito Liberale in occasione delle ultime elezioni federali.
Tale modifica è stata poi approvata nel giugno del 2017 e, in tema di omnibus legislation, ha conferito allo Speaker della House of Commons il potere di disporre votazioni separate e distinte sulle singole disposizioni contenute in un disegno di legge omnibus “where there is not a common element connecting the various provisions or where unrelated matters are linked” (S. O. 69 [1]). Inoltre, questa previsione non trova applicazione “if the bill has as its main purpose the implementation of a budget and contains only provisions that were announced in the budget presentation or in the documents tabled during the budget presentation” (S.O. 69 [2]). […]