Alle spalle del referendum costituzionale del 2016 e delle le elezioni del marzo 2018, il settimo decennale della Costituzione viene celebrato in una situazione densa di preoccupazioni esterne ed interne. In particolare la crisi italiana sta raggiungendo livelli di fibrillazione inauditi. È quindi necessario riflettere sulle sue vicende più recenti, che si inseriscono nel lungo viaggio del costituzionalismo contemporaneo, ma che a volte hanno rischiato di deviare dallo stesso.
Nella sua lectio brevis alla Accademia dei Lincei, che viene pubblicata in questo numero di Nomos, Enzo Cheli ha evidenziato l’importanza fondamentale della Costituzione repubblicana per l’ordinamento e come la stessa abbia funzionano egregiamente per legittimarlo ed orientarlo nell’ambito dello Stato costituzionale di diritto. Egli ha osservato anche come il sistema politico non abbia saputo utilizzarla a dovere, applicandola nella parte organizzativa ed innovandola adeguatamente. La Costituzione è forte ci dice Cheli, perché radicata nella comunità politica, mentre il sistema politico è, invece, debole, con il rischio di un circolo vizioso per uscire dal quale ci vorrebbe – dico io – il barone di Münchhausen.
Al di là della polemica ricorrente sulle colpe della società civile e di quella politica (su cui si è soffermato anche Luciano Violante nella recente prolusione al Master in Istituzioni parlamentari Mario Galizia per consulenti di assemblea, proprio l’approccio storico suggerito da parte della dottrina costituzionalistica favorisce – a mio avviso – la comprensione della situazione e suggerisce le possibili vie di uscita.
La Costituzione del 1948, frutto della seconda ondata di democratizzazione, è un testo che -al di là dell’impianto tradizionale e garantista della forma di governo ha senza alcun dubbio introdotto l’ordinamento italiano all’interno dello Stato di diritto costituzionale, cercando di integrare all’interno del sistema forze e culture politiche profondamente differenti. È questo il risultato più positivo e duraturo, al di là della deriva tradizionale di un sistema diviso da fratture tradizionali e dalla presenza di formazioni considerate antisistema. Le culture che hanno contribuito al testo costituzionale si sono tuttavia prima indebolite e poi dissolte, mentre il contesto europeo e internazionale è profondamente cambiato dalla data di produzione dello stesso. L’indebolimento della costituzione in senso materiale, che si poneva alla base di quella formale legittimandola, rischia di non riuscire ad essere compensata dalla teoria della costituzione vivente, fondata dalla giurisprudenza delle corti multilivello.
Le tappe dell’incisivo cambiamento si sono correlate con la fine dei 30 gloriosi e con il processo di integrazione europea da un lato; la fine del socialismo reale e la ventata liberista dall’altro, cui hanno corrisposto-a livello nazionale. La mancata integrazione del sistema politico-partitico prima e poi il suo crollo (sulle dinamiche delle trasformazioni costituzionali si v. ora la lectio di Giuseppe De Vergottini in occasione della Sua laurea h.c. presso l’Universidad Nacional de Educación a Distancia di Madrid). […]