Scopo di questo intervento è delineare quelle che sono le direttrici che il ricercatore si pone quando si avventura nella comparazione nel settore del diritto costituzionale.
Quello che ci accingiamo a scrivere non ha pretese di originalità, in quanto a grandi linee non c’è studioso dell’argomento che non condivida alcuni criteri metodologici generali ormai famigliari alla dottrina costituzionalistica nell’affrontare le proprie ricerche. Si tratta quindi, semplicemente, di offrire al lettore un percorso chiaro e condivisibile.
Quello che però va sottolineato è che una linea metodologica deve comunque presiedere ad ogni ricerca che si pretenda seria e affidabile.
Il metodo, come in ogni disciplina, si presenta determinante non solo per il legislatore e per il giudice ma anche e soprattutto per il giurista che pretenda di affrontare scientificamente un argomento. In particolare il metodo diventa di primaria rilevanza quando il giurista non si accontenti di affrontare uno specifico argomento di suo interesse ma addirittura pretenda di scrivere un testo che dovrà fungere da manuale di analisi e studio per uso didattico.
Fatta questa premessa ricordiamo una sorta di ritornello che troviamo in tutti i testi organici che affrontano la materia. Di solito tutti i manuali dicono che ci sono tre profili cui rivolgere l’attenzione: perché comparare (questione della funzione): cosa comparare (questione dell’oggetto); come comparare (questione del metodo). […]
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SOMMARIO: 1. I caposaldi della comparazione – 2. L’interrogativo sulla comparabilità e il portato della tradizione costituzionale – 3. L’incidenza pratica delle tradizioni costituzionali – 4. Una conclusione sulla presenza/assenza di vincoli costituzionali alla comparabilità – 5. La comparazione e l’esercizio di funzioni costituzionali. – 5 a) Comparazione e nuove costituzioni – 5 b) Comparazione e legislazione – 5c) Comparazione e giurisdizione – 6) Una riflessione conclusiva.