Arianna Gravina Tonna, Recensione a G. Repetto, Il canone dell’incidentalità costituzionale. Trasformazioni e continuità nel giudizio sulle leggi, Napoli, Editoriale Scientifica, 2017, pp. 382

L’incidentalità costituzionale italiana sembra conoscere, nell’odierno contesto storico e politico, le medesime tensioni riscontrate dalla fragile democrazia contemporanea. La peculiarità del nostro canone incidentale, così definito dall’A. per la sua inidoneità a costituire un modello processuale uniforme, ha finora rappresentato anche la sua stessa versatilità e capacità di resilienza al mutare delle condizioni storico-politiche e del diritto vivente. Quale limite posto dal diritto costituzionale alla legge ordinaria ed al contempo inevitabile fonte di orientamento per la normazione futura in capo al legislatore, costruito com’è alla stregua di un’eccezione processuale i cui effetti si riverberano però non solo sul giudizio a quo ma erga omnes, lo stesso pare aver mutato nel tempo la sua fisionomia: le ragioni di una tale mutazione sono da ricercarsi principalmente sia nella perdurante inerzia od incapacità del legislatore di produrre un sistema normativo razionalmente conforme a Costituzione, sia nella natura originariamente ibrida del giudizio incidentale. L’analisi dell’A. sul giudizio incidentale si apre opportunamente in medias res, descrivendo la frizione attuale cui le categorie fondamentali dell’incidentalità (rilevanza, non manifesta infondatezza, pregiudizialità) sono sottoposte: tale crisi è tratteggiata paradigmaticamente, nei primi due capitoli, dalle due recenti sentenze con cui la Corte ha prefigurato scenari inediti per il controllo di costituzionalità. L’A. si focalizza anzitutto sulla sentenza n. 1/2014, con cui i Giudici delle leggi hanno ritenuto ammissibile lo scrutinio delle leggi elettorali politiche, unanimemente ritenute dalla dottrina precluse al vaglio dei giudici costituzionali (rappresentando una c.d. zona franca), sia per “la riserva di legge operata dall’art. 66 Cost. a favore del meccanismo parlamentare di verifica dei poteri” la quale “rendeva la materia elettorale un’area sottratta, in linea di principio, al […]

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