Nell’ ultimo quadrimestre del 2018 sono ricorsi due anniversari “storici”. Nello specifico, il 4 ottobre, si è commemorato il venticinquesimo anniversario dell’assalto al Parlamento Russo, che ha messo fine allo scontro politico tra il presidente Eltsin e il Soviet Supremo, mentre il 12 dicembre si è celebrato il venticinquesimo anniversario della Costituzione della Federazione russa. I due eventi hanno segnato per la Russia post-sovietica il passaggio definitivo dal sistema transitorio post-comunista al sistema democratico moderno ed hanno avuto, senza dubbio, un impatto duraturo sull’andamento del processo di consolidamento democratico nel Paese. Nell’immaginario popolare, però, a distanza di tempo, queste date sono state in parte rimosse (secondo i dati di Levada Center, solo il 61% dei russi sa quando si celebra il Giorno della Costituzione).
Il dibattito sulle “eredità” della Costituzione adottata nel 1993 è stato limitato nell’arena politica e ha portato alla formulazione da parte di alcuni politici e funzionari di Stato dei cd. “piccoli correttivi” o delle “modifiche limitate” al testo costituzionale Dunque, mentre le due date “storiche” sono passate quasi del tutto inosservate per i cittadini russi, negli ultimi quattro mesi del 2018 l’attenzione del pubblico e degli esperti è stata rivolta a tre grandi eventi: in primo luogo, le campagne elettorali nelle regioni russe svoltesi il 9 settembre e poi trascinate per diversi mesi fra l’organizzazione dei secondi turni (settembre-novembre) e l’indizione delle nuove consultazioni (dicembre); in secondo luogo, l’approvazione definitiva della riforma delle pensioni, firmata dal Presidente il 3 ottobre, nonostante le molteplici proteste contro tale decisione; in terzo luogo, la tradizionale Grande conferenza stampa con il Presidente, la quattordicesima per Vladimir Putin, tenutasi il 20 dicembre. […]