Mario Altomare, Recensione a J. Tunnicliffe, Resisting Rights. Canada and the International Bill of Rights, 1947-76, Vancouver, UBC Press, 2019, pp. 336

L’apporto dell’ordinamento canadese al sistema internazionale di protezione dei diritti umani costituisce un percorso storico intriso di contraddizioni e ripensamenti, che necessita di essere analizzato per comprendere il reale approccio del Canada verso la predisposizione e implementazione di una pluralità di convenzioni e trattati internazionali sul rispetto dei diritti dell’uomo. Sin dal secondo dopoguerra e, in particolare, dall’adozione della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani da parte dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1948, il Canada è stato percepito nell’immaginario comune come un Paese dotato di una cultura identitaria fondata sulla promozione dei diritti e delle libertà e in grado di esercitare un ruolo attivo sulla scena globale per contribuire, sotto l’egida dell’ONU, allo sviluppo sia di strumenti giuridicamente non vincolanti che di convenzioni internazionali che, una volta in vigore, vincolano gli Stati che le abbiano ratificate.

Tuttavia, la “traditional reputation as a human rights leader” riferita al Canada, riprendendo l’espressione usata dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite nella sua Revisione periodica universale del 2016, sembra essersi incrinata sotto i Governi conservatori guidati da Stephen Harper, il quale era stato apertamente criticato dallo stesso Consiglio per non aver ratificato alcuni accordi internazionali o per non aver appoggiato determinate risoluzioni non vincolanti in materia di tutela dei diritti umani (in particolare, si possono ricordare l’opposizione del Governo Harper all’adozione della Dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti dei popoli indigeni del 2007 o l’astensione che ha manifestato per votare nel 2010 la storica risoluzione dell’Assemblea Generale volta all’inserimento nella Dichiarazione dei diritti umani del diritto dell’accesso all’acqua potabile). In realtà, questa critica ignora le radici storiche delle forti contrapposizioni che si erano profilate tra i policy makers canadesi e i rappresentati degli organi onusiani in relazione all’adozione di strumenti convenzionali concernenti la tutela dei diritti umani. Ci si riferisce, in particolare, alle resistenze manifestate dal Canada ad un effettivo e graduale sviluppo di quella serie di documenti e protocolli aggiuntivi che oggi compongono il c.d. International Bill of Rights. […]

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