Dopo quattordici mesi di altalenanti accordi, il Governo del “cambiamento” è naufragato nel mare in tempesta di agosto. Le molteplici posizioni conflittuali e le innumerevoli divergenze politiche, che hanno caratterizzato l’Esecutivo giallo-verde fin dalla sua genesi, hanno posto fine all’esperienza della coalizione populista e sovranista, le cui linee di azione politica erano consacrate all’interno di un atipico contratto su cui si è basato l’accordo di Governo. Come più volte evidenziato nel corso delle precedenti “Cronache costituzionali italiane” (v. fasc. 2/2018, 3/2018 e 1/2019 ), i segnali di una prossima crisi politica erano del tutto evidenti, giacché nei mesi precedenti Lega e Movimento 5 Stelle avevano palesato le loro nette distanze ideologiche e programmatiche su singole e specifiche questioni politiche.
Tali dissidi hanno minato nelle fondamenta il sodalizio politico tra i due azionisti della maggioranza, da cui non è rimasto indenne nemmeno il Presidente del Consiglio Conte, cui sono state rivolte molteplici critiche. Tra quelle più rilevanti si ricorda quella espressa il 20 maggio dal Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giorgetti, tra l’altro autorevole esponente leghista, che su un importante quotidiano nazionale aveva avanzato dei dubbi sul ruolo di garante del patto di Governo dello stesso Presidente Conte, accusato di essere più vicino – e dunque schierato – al Movimento 5 Stelle. I dubbi e le insofferenze leghiste hanno trovato il proprio apice nei primi giorni di agosto, in prossimità di due importanti votazioni, quella sul d.l. sicurezza e quella sulla Tav. Perciò una volta conclusasi l’attività parlamentare della Camere, il Vice-Presidente del Consiglio Salvini, nel suo “tour per le spiagge”, in un crescendo di tensione politica, ha rivolto pesanti accuse sia nei confronti del suo sodale pentastellato, sia nei confronti del Presidente del Consiglio Conte. La netta distanza politica tra gli ex alleati di Governo è stata ulteriormente acuita dalle critiche rivolte da Salvini al Movimento 5 Stelle per aver votato, unitamente al Partito democratico, per la elezione della neo Presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen. Probabilmente, con un errore tattico – scegliendo il modo e le tempistiche inadeguate – il Vice-Presidente Salvini ha tentato di sfruttare il vantaggio elettorale ottenuto con le elezioni europee di maggio. Dal momento che questa cronache coprono il quadrimestre maggio–agosto, è opportuno ripercorrere sin dagli inizi lo scoppio della crisi, le cui avvisaglie si sono fatte sempre più evidenti man mano che ci si avvicinavano le consultazioni europee. […]