Nella sua celebre commedia, rappresentata per la prima volta a Londra nel 1895, Oscar Wilde mette in luce attraverso il ricorso ad un arguto espediente linguistico la vacuità dell’attaccamento della società vittoriana all’apparenza. Nel redigere questo contributo, dedicato alle novità di carattere politico-costituzionale che hanno interessato l’ordinamento statunitense nell’ultimo quadrimestre del 2019, il richiamo a questa rinomata opera della letteratura inglese mi è parso felice. Com’è noto, il paradosso linguistico attorno al quale il genio di Wilde costruisce la divertente trama della sua commedia è dato dall’aggettivo “earnest” (la cui traduzione in lingua italiana è quella di “serio, affidabile, onesto”) e il nome proprio “Ernest”. Da lungo tempo gli studiosi sottolineano come la discussa ascesa di Donald Trump alla Casa Bianca non sia altro che il sintomo di un malanno che affligge lungamente l’ordinamento statunitense, le cui cause sono da rintracciarsi, sul piano interno, principalmente nella difficoltà manifesta del Congresso di reagire a quella che ormai è una più che decennale fase di preminenza della Presidenza e nello sbandamento dei partiti politici tradizionali, attraversati da forti divisioni interne e segnati dall’inadeguatezza nell’individuare leadership carismatiche che non strizzino l’occhio al populismo. Sul piano internazionale, la progressiva perdita di egemonia, da tempo avviata in ragione dello spostamento degli assi geopolitici mondiali, ha spinto l’America di Trump ad una politica economica votata al protezionismo e ad una politica estera nuovamente aggressiva che reca l’eco di stagioni molto buie della storia americana.
In questo contesto, l’autunno del 2019 sarà ricordato per l’avvio turbolento del quarto procedimento di impeachment a carico di un Presidente degli Stati Uniti, ad un anno esatto dall’appuntamento con le attesissime elezioni presidenziali che si terranno nel novembre 2020. Donald Trump sarà, infatti, il terzo Presidente ad essere sottoposto a procedimento di impeachment. Prima di lui ad essere incriminati dalla Camera dei Rappresentanti sono stati Andrew Johnson e Bill Clinton, perché Nixon, colpito dal ben noto scandalo Watergate, si dimise prima del voto della Camera. La maschera della probità (the “earnest” man) indossata nella campagna elettorale per sottolineare la propria diversità dai corrotti avversari politici democratici, è stata rapidamente dismessa sotto i colpi dei primi scandali che hanno colpito Donald Trump sin dagli albori del suo insediamento alla Casa Bianca, mantenendolo, tuttavia, per diverso tempo in vetta ai sondaggi di gradimento presso una parte della società americana che, similarmente a quella inglese descritta da Wilde, si è lasciata narcotizzare dall’ “apparente” ritorno dell’ “american dream”. […]