Nei primi mesi del 2021 la instable estabilidad del Governo di coalizione Sánchez/Iglesias ha iniziato a vacillare senza, tuttavia, mettere in discussione la sua tenuta istituzionale. La distanza culturale e politica tra le due componenti partitiche della coalizione ha iniziato a farsi sentire in maniera più conflittuale con ricadute destabilizzanti sull’azione di Governo, senza però dar consistenza all’idea della rottura coalizionale considerata un suicidio politico soprattutto dal Partido socialista obrero español (Psoe). In quest’anno di emergenza pandemica i dati della crisi sanitaria e socio-economica prodotta dal Covid-19, che rendono la Spagna uno tra i primi paesi dell’Unione europea per numero di morti, contrazione del PIL (crollato dell’11% nel 2020), e aumento del tasso di disoccupazione (arrivato al 16,1% nell’ultimo trimestre del 2020), hanno lasciato un’eredità pesante al Governo Sánchez, che ha maturato piena consapevolezza dei rischi cui andrebbe incontro nel caso di una verifica elettorale prematura.
Il Premier ha mantenuto, quindi, salda l’alleanza di Governo portando avanti quel complesso di riforme dirette a rafforzare la coesione sociale e territoriale, la uguaglianza di genere, i diritti civili, nonché a compiere la transizione ecologica e digitale del paese; obiettivi, questi ultimi, largamente coincidenti con le priorità strategiche individuate nel Piano per la Ripresa, la Trasformazione e la Resilienza, España Puede, approvato definitivamente dal Consiglio dei Ministri il 27 aprile.
SPAGNA: Laura Frosina, La difficile tenuta del Governo di coalizione dinanzi alle crescenti tensioni politiche, sociali e territoriali
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