Alessandro Somma, L’ Europa tra momento hamiltoniano e momento Polanyi

Sono molto grato alla Rivista Nomos, che con il suo Direttore Fulco Lanchester, e in collaborazione con la Fondazione Paolo Galizia e il Master in istituzioni parlamentari Mario Galizia, ha voluto dedicare un momento di riflessioni critiche sulle tesi che ho esposto nel volume “Quando l’Europa tradì se stessa”. E ovviamente sono molto grato ai colleghi che hanno raccolto l’invito a riflettere: Gaetano Azzariti, Stefano Ceccanti, Paolo Ridola e Astrid Zei. Tutti loro hanno fornito spunti capaci di stimolare ulteriori considerazioni attorno a un tema che evidentemente non autorizza a formulare giudizi definitivi, e che quindi richiede confronti serrati anche e soprattutto con chi è ispirato da sensibilità ideali non coincidenti con la mia.
Nell’introdurre questo incontro Lanchester ha notato come la pandemia in corso abbia definitivamente messo in luce l’incompletezza della costruzione europea: il suo mostrarsi sotto forma di progetto che “non decolla”. Ebbene, io sono invece convinto che quel progetto sia per molti aspetti pienamente realizzato, ovvero che esso sia in fin dei conti una storia di successo. Ovviamente non lo sarebbe se l’Europa avesse inteso divenire una comunità politica impegnata nel mantenimento dell’equilibrio tra capitalismo e democrazia, ovvero se fosse stata ispirata dal proposito di promuove emancipazione sociale e individuale: affidando ai pubblici poteri il compito di intervenire nell’ordine economico al fine di redistribuire risorse dalle persone e dai territori ricchi alle persone e ai territori in difficoltà, ricorrendo nel merito a modalità alternative a quelle presidiate dal mercato. Così però non è stato, dal momento che il federalismo cui si ispira l’Unione è quello di matrice neoliberale: il federalismo che contempla il trasferimento al livello sovranazionale delle prerogative necessarie e sufficienti ad assicurare il funzionamento del meccanismo concorrenziale, e a monte la neutralizzazione del conflitto redistributivo alimentato dai meccanismi solidaristici tipici delle comunità nazionali.

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