Stefano Spina: Recensione a L. Duilio (a cura di), Politica della Legislazione, oltre la crisi, Bologna, Il Mulino, 2013, pp. 330

Questo volume in materia di Politica della Legislazione, cui hanno preso parte penne illustri tra cui spiccano Violante, Manzella, Lupo, Cheli, Mattarella, Palanza, Di Porto, oltre che l’Onorevole Lino Duilio, già Presidente pro tempore del Comitato della Legislazione, affronta gli annosi temi della crisi del sistema normativo italiano attraverso una parte prima, che consiste in un’indagine quantitativa e qualitativa delle principali patologie connesse con la c.d. crisi della legge, ed una parte seconda, entro la quale ha trovato spazio un interessante confronto in materia tra rappresentanti delle istituzioni e studiosi a vario titolo esperti di questioni e criticità inerenti il procedimento legislativo italiano.

L’introduzione di Lino Duilio affronta con chiarezza il problema della crisi del procedimento legislativo, inserita nell’ambito di una crisi delle istituzioni ed in particolar modo nella crisi del potere legislativo. Una crisi della “legge” che è però per Duilio sintomo di una più generale crisi di quel diaframma tra istituzioni e cittadini di cui alla materia profonda che soggiace al dettato costituzionale: l’autore non esita a toccare il tema della flessione della costituzione materiale del Paese, sia dal punto di vista delle questioni inerenti il sistema partitico che delle sempre crescenti cessioni di sovranità dovute alla partecipazione dell’Italia all’Unione Europea. La c.d. fuga dalla legge, i problemi della stratificazione e della volatilità normativa, l’evoluzione (o se vogliamo l’involuzione) dell’utilizzo della strumentazione normativa di cui agli articoli 76 e 77 Cost., l’emersione e la successiva proliferazione di strumenti normativi atipici come le ordinanze di protezione civile, ecc. sono questioni che vanno “oltre gli aspetti tecnici e le questioni di ortodossia costituzionale”, bensì sono espressione diretta di una sorta di “adattamento dinamico” (cit. p. 21) delle istituzioni ai profondi mutamenti politici e – di conseguenza – istituzionali in atto.

La giungla fitta, contorta e complessa entro cui ogni operatore del diritto viene a muoversi ogni giorno è difatti, per l’autore, definibile come un “sistema a legislazione complessa” dettato da uno “stato di necessità” (cit. pp. 22 – 23) politico e istituzionale che ha fatto seguito alla grande crisi degli anni novanta ma che, si può dire senza molti dubbi, affonda le sue radici nelle contraddizioni precedenti.

Colpisce però l’ottimismo dell’autore nell’immaginare una risoluzione della crisi: partendo dalla costatazione di alcuni passi in avanti oggettivi, ad es. l’approvazione delle oggettivamente positive nuove c.d. norme sulla normazione negli ultimi anni (tra cui spiccano per importanza la legge c.d. Moavero, n. 234/2012, recante disposizioni in materia di partecipazione dell’Italia all’Unione Europea, nonché la riforma della legge di bilancio, n. 196 del 2009), l’autore immagina un progresso complessivo del sistema politico ed istituzionale volto a ridefinire finalmente il ruolo di Parlamento e partiti politici quali principali strumenti diaframmatici nell’ambito dell’ormai frizzante rapporto tra cittadini e detentori dell’indirizzo politico governativo, con un occhio molto attento ai mutamenti degli equilibri politico-istituzionali europei.

La prima parte, invece, si apre con un breve capitolo uscito dalla penna del Dott. Valerio Di Porto, Consigliere dell’Osservatorio legislativo e parlamentare presso il Servizio Studi della Camera dei Deputati, atto ad introdurre i quattro capitoli successivi, attraverso l’esplicazione delle scelte metodologiche dell’indagine.

In particolare, si segnala la peculiarità della scelta di non affrontare soltanto uno studio delle patologie del sistema normativo limitatamente alla scorsa legislatura, bensì affondare le radici della ricerca nelle contraddizioni politiche della XV leg., in modo da “verificare linee di continuità e novità istituzionali in un periodo lungo quasi sette anni, attraversato da due Governi politici di opposta ispirazione e da un Governo tecnico che ha valorizzato al massimo, ancor più dei precedenti, l’uso abbinato di decretazione d’urgenza e questione di fiducia” (cit. p. 41, corsivo mio).

Di Porto, vista la sua lunga esperienza al servizio delle istituzioni parlamentari, ha avuto peraltro agio nel notare puntualmente il mutamento di funzione del Parlamento: da istituzione centrale (l’autore fa peraltro notare come già tale impostazione sia una deviazione dalla forma di governo parlamentare propriamente detta) nel sistema istituzionale della giornalisticamente cosiddetta Prima Repubblica, il legislatore italiano perde la primazia sulle sue opere delegando, colegiferando, subendo ancor più spesso la prassi del maxiemendamento con apposizione della questione di fiducia, arma micidiale capace di piegare le maggioranze più riottose.

Dopo un’interessante analisi della decretazione d’urgenza e delegazione legislativa, Di Porto lascia il campo al lavoro di ricerca effettuato dai dottori Cimino, Morettini, Palma e Piccirilli, in cui si evidenzia il “prolasso” della legislazione in quattro campi essenziali […]

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