FRANCIA: Paola Piciacchia, Le municipali 2014 alle porte e il divario sempre più crescente tra gli obiettivi delle riforme (istituzionali) e il rilancio in economia

Ancora un quadrimestre incerto per la Francia di Hollande divisa tra un attivismo riformista sul piano istituzionale e una ripresa economica che tarda a venire con una politica economica che non soddisfa gli osservatori stranieri, che soddisfa solo in parte l’Europa ma che, soprattutto, non soddisfa le esigenze dei francesi il cui livello di disoccupazione ha raggiunto nel corso degli ultimi mesi del 2013 quasi circa l’11%.

Una contraddizione, tutta tipicamente francese, quella di avanzare tra luci e ombre così come era stato nei mesi precedenti.

Le ombre: l’ulteriore declassamento dell’agenzia americana di rating Standard & Poor’s che porta la Francia dalla AA+ alla AA; la non piena accoglienza da parte dell’Europa della politica economica francese, un’Europa che a novembre ha, sì, approvato il progetto di bilancio francese per il 2014 ma non senza sottolineare la previsione di disavanzo nominale (4,1%) superiore a quello richiesto per il 2013; un PIL che è tornato a decrescere nel terzo trimestre – sia pur con qualche previsione di crescita nel quarto – a fronte di un incremento della disoccupazione. Non ultimo un presidente che continua a non avere presa sull’ elettorato disorientato, un presidente che continua a crollare nel gradimento dei francesi oltre che per le ridotte qualità comunicative soprattutto per l’incapacità – come emerge dai sondaggi – di arrestare o comunque porre un argine alla disoccupazione, e che ammette che le misure adottate in due anni di mandato sono state importanti ma insufficienti.

Un presidente cui non ha giovato neanche il rilancio in politica estera e la ferma volontà di giocare un ruolo a livello internazionale come sottolineano la posizione assunta sulla questione siriana diretta a sostenere un intervento militare in Siria a fianco degli Stati Uniti e le operazioni Serval in Mali e Sangaris nella Repubblica Centroafricana.

Uno scenario questo che sottolinea il divario sempre più crescente tra una volontà riformista che comunque contraddistingue il Paese d’oltralpe e che non è venuta meno neanche negli ultimi mesi e le difficoltà di una ripresa economica ancora lontana.

Una situazione che, proprio a causa della forte percezione di questo divario, rischia di oscurare la politica del Governo e le numerose riforme, talune importanti, approvate dal Parlamento a ritmo serrato (dopo la convocazione anche per settembre di una ulteriore sessione straordinaria dopo quella estiva) anche negli ultimi mesi nell’ottica dell’evoluzione democratica dell’ordinamento.

Le leggi sulla trasparenza della vita politica, le leggi sulla lotta alla frode fiscale e alla corruzione finanziaria, le leggi sull’audiovisivo, la legge organica di applicazione della riforma dell’art. 11 Cost. sul referendum, la creazione di un Procuratore finanziario della Repubblica sono destinate ad avere importanti ricadute ordinamentali e importanti riflessi sul rendimento democratico del sistema francese.

Eppure sembrano rimaste sullo sfondo insieme ad alcune significative innovazioni anche per l’ambito locale come la creazione del Consiglio Nazionale per il controllo e la regolamentazione delle norme applicabili alle collettività territoriali o come la legge organica di attualizzazione dello statuto della Nuova Caledonia che per la prima volta ha riconosciuto la possibilità ad una collettività d’oltremare di creare proprie Autorità amministrative indipendenti: una novità che aiuta a riflettere anche sull’evoluzione del decentramento francese.

Quello che invece è rimasta meno sullo sfondo è la scarsa coesione della compagine governativa attraversata da numerose tensioni interne come quelle che già nell’estate avevano visto la contrapposizione sulla riforma penale tra il Ministro dell’Interno Valls e il Ministro della Giustizia Taubira e come quelle che hanno visto a settembre la contrapposizione sulla questione dei Rom tra il Ministro Valls e il Ministro au Logement Cécile Duflot. Contrapposizione quest’ultima per la quale, come nella precedente, si è fatto appello al Presidente Hollande il quale, limitandosi in primo momento ad un rigoroso silenzio, ha richiamato il Primo Ministro Ayrault a coordinare meglio la comunicazione del proprio governo e a mantenere la coesione di un’equipe giudicata indisciplinata dall’opposizione e dai media. Un indice di debolezza per lo stesso di Ayrault giudicato nei fatti incapace di garantire pienamente il coordinamento del lavoro governativo ma soprattutto indice di una certa opacità del tandem Hollande-Ayrault. […]

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