UNGHERIA: Simone Benvenuti, Una nuova fase nel processo di consolidamento del Sistema di cooperazione nazionale ungherese

Le elezioni del 3 aprile 2022 hanno rappresentato non solo la quarta vittoria elettorale consecutiva della coalizione FIDESZ-KDNP, prostrando un’opposizione che fatica a trovare il modo di incidere non soltanto politicamente ma anche all’interno della società, ma anche un momento di discontinuità a dodici anni dalla “rivoluzione nelle cabine elettorali” e dall’avvio del processo di costruzione del Sistema di cooperazione nazionale (NER). Alcune vicende che contrassegnano il quadrimestre in esame paiono infatti segnalare un cambio di passo del regime che riflette da un lato un contesto europeo e internazionale profondamente mutato anche solo rispetto a pochi anni fa, dall’altro, sul versante interno, le nuove opportunità ma anche le potenziali difficoltà per un sistema di potere radicato da più di un decennio e che necessita di mantenere e consolidare la propria legittimazione nel tempo.
Sotto quest’ultimo profilo, non passano inosservati gli avvicendamenti alla Presidenza della Repubblica, con l’elezione di una donna per la prima volta nella storia della Repubblica, e nella compagine governativa (v. infra). Come ha affermato il Primo ministro il 24 maggio in occasione della cerimonia di insediamento del nuovo Governo, “ci aspetta un decennio molto diverso [ed] è stato necessario smontare il meccanismo di guida e rimontarlo secondo la logica dei nuovi compiti”. Ancor più esplicite sono state le parole del Primo Ministro quando, alla chiusura del Festival Tusványos (Bálványosi Nyári Szabadegyetem és Diáktábor – Campo studentesco e università libera estiva di Bálványos) il 23 luglio scorso, ha introdotto il proprio discorso (oggetto di una breve contestazione) affermando che “il decennio che si è aperto di fronte a noi sarà chiaramente un decennio di incertezza e di guerra”. Orbán ha proseguito imputando alla civiltà occidentale il pervasivo sentimento di declino, dovuto alla incapacità di azione di questa e alla sua ormai perduta centralità nell’economia globale, pur mantenendo l’occidente il dominio militare e il capitale. […]

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