Flavia Zorzi Giustiniani, L’Unione europea e regolamentazione del digitale: il Digital Services Package e il Codice di buone pratiche sulla disinformazione

Nel luglio scorso è giunto a conclusione l’iter di approvazione di due strumenti chiave per la realizzazione del mercato unico digitale: il Digital Services Act (DSA) e il Digital Markets Act (DMA). Con le due misure, parti della più ampia Strategia europea per il Mercato Unico digitale, presentata dalla Commissione europea il 6 maggio 2015, l’Unione intende nel contempo aumentare e armonizzare le responsabilità delle piattaforme digitali e dei fornitori di servizi d’informazione al fine più ampio di realizzare un modello europeo di governance fondato sulla sovranità digitale e il costituzionalismo digitale. I due atti stabiliscono una regolamentazione che si applicherà a tutti gli operatori, indipendentemente dal luogo di stabilimento, allorché forniscano i propri servizi sul mercato interno.
La legge sui servizi digitali, in particolare, ha lo scopo di innovare la regolamentazione delle piattaforme online modificando l’oramai vetusta direttiva 31/2000 sul commercio elettronico (cd. direttiva E-commerce) mediante l’introduzione tra l’altro di precisi obblighi a carico delle piattaforme in relazione ai contenuti postati dagli utenti (user-generated content) e il rafforzamento della tutela dei diritti fondamentali degli internauti contro i contenuti illegali e la disinformazione. Nel complesso il DSA non stravolge la disciplina pregressa contenuta nella direttiva E-commerce, che di per sé non viene abrogata, bensì riprende e razionalizza molti dei principi di base contenuti in quest’ultima. In particolare, pur mantenendo le esenzioni dalla responsabilità dei prestatori di servizi intermediari, conformemente all’interpretazione fornita dalla Corte di Giustizia europea, introduce una serie di doveri di due diligence (in materia di trasparenza, informazione e  accountability) che sono adattati a determinate categorie di servizi intermediari. […]

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