Se dovessi sintetizzare la figura accademica di Maurizio Fioravanti, che ci ha lasciato improvvisamente lo scorso 19 agosto, sceglierei due oggetti che, so per certo, gli erano molto cari: la penna e il microfono.
La prima naturalmente sta a rappresentare lo studioso, l’autore. Benché come ognuno di noi usasse il computer, quando alludeva all’arte della scrittura, era sempre alla penna che Maurizio si riferiva. E quanto la sua penna abbia lasciato alla storiografia costituzionale è sotto gli occhi di tutti. Per quanto amasse vezzosamente ripetere che, in fondo, chi fa il nostro mestiere scrive un unico libro nella vita, la sua produzione ultra quarantennale lo smentiva clamorosamente, lasciandosi apprezzare non solo per ricchezza, ma anche per la straordinaria sistematicità. Nella prefazione a La Costituzione democratica , è lui stesso a riassumere il senso di un percorso intellettuale, cominciato nel 1979 con la monografia Giuristi e costituzione politica nell’Ottocento tedesco. […]
Massimiliano Gregorio, La penna e il microfono: un ricordo di Maurizio Fioravanti
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