Forse più di un osservatore avrebbe potuto ritenere il veloce testo di Lupo e di Manzella gravato di un eccesso di enfasi sul Parlamento europeo e sulle elezioni che si sarebbero svolte qualche mese dopo, anche se nessuno nel dibattito svolto in Sapienza aveva raggiunto livelli significativi di scettico dissenso sul loro contributo.
Riassumo in breve i passaggi-chiave del testo: Il Parlamento eletto democraticamente trasforma l’organizzazione in ordinamento e retroagisce sempre più sui sistemi politici nazionali, come era accaduto col passaggio dal Conte 1 al Conte 2, prefigurato dalla rottura della maggioranza gialloverde sull’investitura della Presidente della Commissione (p. 11); la parlamentarizzazione crescente della forma di governo fatta propria anche dalla nostra Corte costituzionale come motivo importante nella sentenza in cui, a differenza di quella tedesca, aveva ritenuto legittimo lo sbarramento significativo del 4 per cento dei voti validi (p. 24); la sfida seria delle forze politiche che hanno lanciato messaggio di minore integrazione dell’Unione e che, paradossalmente, finisce per contribuire anch’essa alla parlamentarizzazione (pp. 119-120), nonché il valore paradigmatico dell’aggressione russa all’Ucraina come “attacco ai valori fondanti” della Ue. […]
Stefano Ceccanti, Rileggere le tesi di Lupo e Manzella più che confermate dal senno di poi
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