“La crise consiste dans le fait que le vieux monde se meurt, que le nouveau monde tarde à apparaître et que, dans ce clair-obscur, surgissent les monsters”.
Con questa citazione di gramsciana memoria il Presidente dell’Assemblea Nazionale, Claude Bartolone ha introdotto una delle sedute del Gruppo di lavoro sull’avvenire delle istituzioni all’Assemblea Nazionale dove da mesi ormai si dibatte sulla possibilità di traghettare la democrazia francese verso una nuova Repubblica tra presente e passato con uno sguardo fisso sul futuro.
Ma mentre il dibattito su l’avenir delle istituzioni è stato declinato in questi mesi ripercorrendo le forme di rinnovamento della democrazia francese con particolari accenti sul ruolo del Legislativo e dell’Esecutivo rimanendo pur tuttavia sullo sfondo, a dominare la scena nei primi mesi del 2015 è stata invece la dinamica politica animata dalle elezioni dipartimentali di marzo, dall’affermazione sul piano nazionale del Front National, dal rilancio e dalla trasformazione dell’UMP e infine dalla conferma della progressiva perdita di consensi del PS, di Hollande e del suo Governo non più in grado, a due anni dalle presidenziali del 2017, di invertire la rotta.
Le elezioni dipartimentali del 22 e del 29 marzo, svoltesi in un clima che ha certamente risentito del tragico attentato terroristico al giornale satirico Charlie Hebdo del 7 gennaio, hanno senz’altro rappresentato un test importante per il sistema dei partiti e per i singoli partiti, i quali, ognuno secondo prospettive diverse, si sono misurati con la propria forza, la propria capacità di riuscire a dominare la scena a livello nazionale e con la propria abilità nel rinnovarsi e rilanciare.
Vuoi per la nuova normativa del 2013 che ha comportato il rinnovo di tutti i consiglieri dipartimentali dando una notazione più spiccatamente nazionale allo scrutinio rispetto al passato, vuoi per il sistema binominale misto maggioritario a due turni che ha introdotto l’elezione di coppie di candidati per garantire la parità di accesso alle cariche, la tornata elettorale è stata caricata di aspettative che non sono state smentite dai fatti.
In primo piano è emerso senza dubbio il ruolo del Front National che è andato allargando i propri consensi nei sondaggi e nell’opinione pubblica durante una campagna elettorale fortemente mediatizzata fondata sia a sinistra (dallo stesso Primo Ministro Valls) che a destra (dai candidati alle primarie dell’UMP) più sulla paura dell’avanzamento del partito di Marine Le Pen che su precisi contenuti politici. Ed è così che con il voto delle elezioni dipartimentali del 22 e 29 marzo il Front National ha dominato la scena ed anche se alla fine non ha ottenuto nessun dipartimento, neanche i due, dell’Aine (nord) e del Vaucluse (sudest), dove era in testa al primo turno, si è sicuramente imposto come terza forza politica del Paese portando a casa 62 seggi; un risultato mai raggiunto in un’elezione locale, a dimostrazione del forte radicamento a livello nazionale del partito.
Al pari del Front National il grande vincitore delle elezioni dipartimentali è stato l’UMP che con i suoi alleati dell’UDI insieme al Modem ha ottenuto 67 dipartimenti strappandone 27 alla sinistra e confermandosi forza politica di primo piano in grado di giocare la carta dell’alteranza nella campagna elettorale in vista delle elezioni presidenziali del 2017.
L’UMP alla cui guida da novembre era tornato Sarkozy ha ottenuto dal risultato elettorale quella consacrazione che permetterà al suo Presidente di traghettarlo verso il rinnovamento, stigamtizzato, tra le altre cose, dalla volontà di cambiare nome al partito. […]