Il biennio 2010-2011 è stato caratterizzato in Austria dal potenziamento delle misure messe in atto dal Governo di große Koalition (SPÖ e ÖVP) per far fronte alla crisi economica sia attraverso provvedimenti di politica economica interna, che attraverso il sostegno alle decisioni prese in ambito comunitario. In realtà il governo Faymann, formatosi nel novembre 2008 in seguito alle elezioni anticipate del 28 settembre, era stato inaugurato con il chiaro obiettivo di limitare i rischi della crisi economica, che scaturita negli USA con lo scandalo dei titoli subprime del mercato immobiliare stava dilagando anche in Europa. Pertanto, la scelta di riproporre un governo di grande coalizione tra socialdemocratici e popolari, nonostante l’esito delle elezioni federali avesse attribuito circa il 30% dei voti al partito liberale e all’Alleanza per il futuro dell’Austria (BZÖ), era dettata dall’esigenza di far fronte alle ripercussioni della crisi internazionale. Allo stesso tempo i politici dei due maggiori partiti si rendevano conto dell’enorme peso e ruolo che l’Unione europea avrebbe giocato in quella delicata situazione e volevano che l’Austria si presentasse a Bruxelles con una voce sola e solida, superando gli atteggiamenti euroscettici ed eccessivamente nazionalistici dei partiti di destra (FPÖ e BZÖ). In questo senso vanno letti importanti provvedimenti presi dal governo Faymann nel corso del 2009 e 2010 come: il budget biennale (2009-2010); l’approvazione di due Konjunkturpakete per imprese e lavoratori; la riforma tributaria; la legge volta a garantire maggiore trasparenza del settore bancario; le misure rivolte a ridurre la disoccupazione; la legge di programmazione finanziaria per il periodo 2011-2014 (Bundesfinanzrahmengesetz – BFRG 2011-2014) con drastici tagli alla spesa pubblica; infine, l’introduzione del reddito minimo. Nella stessa direzione si sono indirizzate le misure varate dal governo di große Koalition nel corso del 2011. In quest’ultimo anno, in cui la crisi economica ha assunto una dimensione regionale colpendo direttamente alcuni dei 27 Stati membri dell’UE, l’Austria è emersa come uno dei Paesi virtuosi dell’eurozona dando prova di avere un’economia solida, di tenere sotto controllo il debito pubblico, così come di potenziare gli investimenti nella ricerca ed innovazione. Tra le principali misure adottate si vuole menzionare l’introduzione di un tetto massimo per il debito pubblico oltre il quale scatteranno misure di rientro volte a colpire la Federazione, i Länder ed i comuni (Änderung des Bundeshaushaltsgesetzes 2013 – BGBl I Nr.150/2011). Tuttavia le maggiori preoccupazioni per la stabilità economica arrivano dall’esterno ed in particolare dai Paesi dell’Europa dell’est (Ungheria e Romania in primis) verso cui le banche austriache hanno realizzato negli ultimi anni enormi investimenti e temono ora l’insolvenza per la debolezza delle loro economie. Anche per ridurre tali pericoli il governo Faymann ha dimostrato completa disponibilità nel sostenere le decisioni prese dall’Unione europea. In questa direzione il Cancelliere Faymann ha dichiarato l’appoggio incondizionato del suo Paese all’allargamento del fondo europeo di stabilità finanziaria, approvato dal Parlamento nel settembre 2011, così come alla necessità di ampliare i poteri dell’Europa in ambito finanziario.
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