Abstract [It]: Con la sentenza n. 245 del 2022, la Corte costituzionale torna sui limiti all’emendabilità in sede di conversione, dichiarando illegittime alcune disposizioni aggiunte in sede di conversione, poiché “estranee” o “intruse” al contenuto originario del decreto-legge. Dopo aver ripercorso gli snodi concettuali della pronuncia – che conferma l’impostazione della decennale giurisprudenza costituzionale in materia, a partire dalla nota sentenza n. 22 del 2012 – il contributo si soffermerà sul profilo di principale interesse rappresentato dal grado di correlazione tra la materia tributaria nell’epigrafe e nel preambolo e quella degli emendamenti introdotti dal Parlamento. Da ultimo, si forniranno alcune brevi riflessioni circa l’utilizzo dello strumento del decreto-legge, in combinato con il maxiemendamento e la questione di fiducia, a scapito del ruolo del Parlamento.
Abstract [En]: The Constitutional Court returned, with the ruling no. 245/2022, on the limits to amendability of the decree-law, declaring illegitimate certain provisions added during conversion in law phase because they were “extraneous” or “intruded” into the original content of the decree-law. After reviewing the conceptual junctures of the ruling – which confirms the approach of the decades of constitutional jurisprudence on the matter starting from the well-known ruling no. 22/2012 – the paper will focus on the profile of main interest represented by the correlation between the tax matter in the epigraph and preamble and that of the amendments introduced by Parliament. Finally, some brief reflections will be provided on using the decree-law, combined with the maxi-amendment and the confidence question, to the detriment of Parliament’s role.
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Sommario: 1. Ancora una decisione sull’emendabilità del decreto-legge. – 2. Qualche cenno sui decreti-legge milleproroghe. – 3. La sentenza n. 245 del 2022: quid novi? – 4. Un altro monito del Capo dello Stato. – 5. Considerazioni provvisorie a margine.