La maggior parte degli studi sullo sviluppo societario, vengono fatte distinzioni tra periodi e tipi di società; si parla di società premoderna o tradizionale, società moderna o industriale e postmoderna o globalizzata. Anche questi diversi tipi di società sono posti dai ricercatori su un’asse temporale lineare, cioè, le società tradizionali si sviluppano, in date circostanze, in direzione di una società moderna, mentre le società moderne tendono a diventare postmoderne.
Questo percorso, intanto, conduce al riconoscimento di campi di questioni che le scienze sociali non possono più ignorare, e di un insieme di domande che le società presenti formulano a proposito del loro modo di esistenza e del loro avvenire immediato. Ciò perché una società complessa tende a generare conflitti complessi e, soprattutto, in numero crescente, che devono poter essere risolti per non pertubare l’ordine e l’equilibrio sociale alla base della convivenza civile.
Ciononostante, le connessioni che legano gli individui al mondo sono varie, di non facile individuazione, e le loro distorsioni non sono facilmente restaurabili, particolarmente nella società postmoderna, che presenta tratti di complessità e mutevolezza tali da mettere in dubbio l’efficacia delle forme di intervento pubblico tradizionali. In altre parole, il paradigma sociale occidentale sembra che abbia raggiunto i propri limiti, rappresentati dai problemi diversi, di carattere ecologico, biologico, economico e sociale, e che il vecchio paradigma non sa più risolvere. Appare, dunque, legittimo chiedersi come un nuovo rapporto tra scienza e filosofia possa rivelarsi importante nel favorire un desiderabile cambio di paradigma culturale ed il conseguente superamento graduale della crisi emergente.
Un eccellente studio sul cambio di paradigma attraverso l’espansione del diritto penale è stato realizzato dal Prof. Edgar Iván Colina Ramírez, che ha pubblicato il libro «Sobre la legitimación del derecho penal del riesgo» (Sulla legittimazione del diritto penale del rischio). L’autore è professore di diritto presso l’Università di Siviglia e l’Università di San Pablo, ed anche esperto in vittimologia presso l’Istituto Andaluso Interuniversitario di Criminologia, con un Master ed un Dottorato in diritto presso l’Università di Siviglia.
Colina Ramírez ha scritto che il diritto penale attuale si trova di fronte ad una necessità di cambio di paradigma criminologico passibile di influire, in maniera potenzialmente dirompente, sulle categorie dogmatiche tradizionali. Egli spiega che il diritto aveva una funzione delimitativa degli spazi di libertà – ed il diritto penale, in particolare, qualificava di illiceità sopratutto i comportamenti attivi che tali limiti violavano – e che questa funzione prevalentemente negativa del diritto penale, proposta dalla Scuola di Francoforte, da molto tempo è stata superata. Ne è seguita un’estensione dell’ambito dei reati meramente omissivi, che si è ulteriormente ampliata con le esigenze di anticipazione della tutela rispetto ai rischi sempre più diffusi derivanti principalmente dall’impiego di tecnologie sofisticate. Questa prospettiva rivelerebbe la nascita di un diritto penale dove, sull’affermazione di salvaguardia del futuro della società, il rischio, e non il pericolo, svolge un ruolo decisivo per affrontare le minacce derivanti dal progresso tecnologico.
Dall’altra parte, sostenere la necessità di un diritto penale del rischio, ha affermato Colina Ramírez, implicherebbe riconoscere l’esistenza di una vera e propria società del rischio; una società che si trova ad essere messa a confronto con i problemi, assolutamente nuovi, provocati principalmente dall’uso industriale delle grandi tecnologie. Tra i tanti possibili esempi che si possono portare per illustrare quest’ottica, i suoi fondamenti e presupposti scientifici e la sua applicabilità in contesti di studio, ricerca ed intervento, l’autore ha menzionato gli esperimenti nucleari, passando per l’impiego su scala industriale di prodotti tossici, per la distruzione dell’ozono nella stratosfera, fino all’inquinamento dell’ambiente, cui si espongono percentuali crescenti degli abitanti nelle metropoli.