L’economia cinese ha avuto una fortissima crescita iniziata con l’inaugurazione di un nuovo corso di riforme economiche accompagnata progressivamente dall’apertura del mercato alle economie internazionali. L’adesione della Cina all’Organizzazione Mondiale del Commercio (2001), in aggiunta, ha contribuito a rafforzare la capacità di mantenere elevati tassi di crescita e favorito un continuo e sostanziale incremento del giro d’affari delle banche nazionali cinesi negli ultimi anni. Più che un partner strategico della politica estera, la Cina è un importante partner economico dell’Unione europea: entrambi sono due dei più grandi «commercianti» del mondo.
In questa nuova economia saranno le informazioni, la conoscenza ed il fattore tempo a costituire l’elemento in grado di determinare i vincitori ed i perdenti nell’attuale contesto mondiale. Non si tratta semplicemente di spingere in avanti le frontiere della conoscenza; si tratta di ricercare i migliori impieghi ed utilizzazioni di tutti i tipi conoscenza in ogni attività coinvolta. È necessario non solo conoscere, e conoscere molto, ma soprattutto essere in grado di imparare. In linea teorica, ciò implica che, per poter stabilire relazioni economiche internazionali affidabili e durevoli occorrerebbe, al di là di un quadro giuridico-normativo adeguato, una buona conoscenza da parte dei partners sui sistemi giuridici coinvolti. Ciò comporta una vera e propria corsa verso la conoscenza strategica dei mercati e degli strumenti normativi e finanziari regolatori, in cui i vincitori risulteranno coloro in grado di capire più precisamente quando sia il momento giusto di apportare dei cambiamenti, di reinventarsi.
Il libro «Introduction à la pensée juridique chinoise», del Prof. Olivier Beydon, viene a facilitare ed introdurre i lettori nella comprensione del «pensiero giuridico cinese». Il suo lavoro di ricerca è stato strutturato a partire da un’introduzione e due titoli; il primo titolo parla del fondamento giuridico confuciano, mentre il secondo titolo tratta dell’influenza del taoismo e del moismo nei rapporti giuridici. Beydon è dottore di ricerca in Diritto presso l’Università di Parigi I e LL.M. all’Università di Harvard; durante la sua carriera accademica ha maturato un’ampia conoscenza del pensiero giuridico cinese, grazie anche all’esperienza acquisita nel ruolo di ricercatore in diverse istituzioni orientali come, ad esempio, l’Università di Pechino ed l’Università Nazionale di Taiwan; ha lavorato anche presso il Centro di Studi Giuridici dell’Asia Orientale dell’Università di Harvard.
La ricerca di Beydon non è stata svolta per descrivere l’ordinamento normativo cinese che, a proposito, è tradizionalmente scritto, come succede ai sistemi giuridici di ispirazione romano-germanica. Dalle sue considerazioni, appare evidente che la conoscenza della legge non svelerebbe la realtà del sistema giuridico cinese, essendo comunque un punto di riferimento. Beydon ha stabilito un rapporto tra le dottrine confuciana, taoista e moista e la società, la politica ed il diritto imperiale cinese, passando per lo Stato repubblicano fondato nel 1911, arrivando alla modernità, per rivelare ancora una viva influenza della sapienza orientale sulla giurisprudenza e la legislazione contemporanea attraverso un orientamento delle norme centrato sull’idea di «flessibilità». Vorrebbe dire che il diritto cinese non si identificherebbe con la legge ed il momento interpretativo non si risolverebbe nella esegesi del testo, ma in attenzione alla tradizione, ai costumi o ad una filosofia di vita in quanto mezzo di applicazione, in cui la imperatività non è attribuita dai cinesi alla volontà divina; la forza concreta ed immediata promana tutta quanta, secondo il pensiero giuridico cinese, dall’autorità umana. Il ruolo di queste dottrine orientali, a sua volta, sarebbe quello di esprimere un modello di vita, raccontando una storia o attraverso la narrazione di un evento; una filosofia dell’arte di vivere che cercherebbe una possibilità di condurre la vita in maniera più riflessiva, evitando di lasciarsi vivere in maniera inconsapevole: un modo di pensare e di vivere prodotto dall’ uomo per gli uomini. […]