Non è solo un’associazione allegorica erudita, quella che Jean-Bernard Auby realizza quando ritrova il percorso evolutivo del diritto amministrativo contemporaneo nel mirabile quadro “La battaglia di San Romano”. L’opera di Paolo Uccello, datata 1438, evoca ciò che molto più tardi fu definito da Antonio Gramsci come il nucleo problematico di una crisi politica e ordinamentale: tra l’eclissi del vecchio ordine e l’instaurazione del nuovo vige un interregno, ossia il momento in cui vecchio e nuovo sono costretti a convivere in un orizzonte indeterminato. Nel suo celebre saggio del 2001 intitolato, appunto, “La battaglia di San Romano. Riflessioni sulle evoluzioni recenti del diritto amministrativo”, “Auby ha sapientemente delineato i principali fattori di trasformazione del diritto pubblico, ossia la destatalizzazione della società e l’avvento delle istituzioni sovranazionali in Europa e di quelle globali; ne ha delineato le conseguenze per alcune tra le principali teorie di cui gli studiosi del diritto pubblico si servono: la teoria delle fonti del diritto, delle competenze, la teoria degli organi” (cit. p. 11).
La ricostruzione operata dagli Autori del volume in commento circa gli studi e i nuovi orizzonti offerti da Auby nel corso della sua vita accademica permette di individuare una scelta originaria e rilevante, che è al contempo “tratto distintivo rispetto alla tradizione giuridica francese”: quella di “lasciare la autorevole Facoltà giuridica parigina [di Paris II-Pantheon Assas] per trasferirsi al prestigioso Institut d’Etudes Politiques de Paris (Science Po-Paris)” (cit. p. 2). In tale mutato, seppur contiguo, ambiente accademico, Auby fu promotore e titolare di “una cattedra ad hoc, la Chaire mutations de l’action publique, con l’obiettivo di compiere e promuovere studi rivolti al “vasto e assai poco conosciuto mondo del diritto pubblico «oltre lo Stato»” (cit. p. 2). […]