Quando l’Europa tradì se stessa. E come continua a tradirsi nonostante la pandemia è un’opera che impone Alessandro Somma quale interlocutore necessario in un dibattito a più voci sul futuro dell’Unione europea.
Il libro ricostruisce la genesi, lo sviluppo, le battute d’arresto e le attuali prospettive dell’Unione europea analizzando in chiave diacronica le diverse anime del federalismo europeo, di quell’ordinamento la cui natura fu fortunatamente definita come “meravigliosamente ambigua” nel volume curato da R. Bieber, J.P. Jacqué e J.H.H. Weiler, L’Europe de demain: une Union sans cesse plus étroite (Bruxelles, 1985), osservato non nella sua dimensione prettamente giuridico-organizzativa, bensì in quella dinamica di formazione, mutamento e dissoluzione di modelli.
La riflessione sul processo di integrazione europea, che non può fare a meno di variegati apporti disciplinari, si arricchisce così di un contributo prezioso che lumeggia le strutture e le forze sociali che ne hanno sin qui promosso lo sviluppo.
Il volume si confronta con le origini dell’Europa ripercorrendo le suggestioni che hanno animato il federalismo cattolico, quello neoliberale e quello socialista tra le due Guerre e il dibattito attorno al Manifesto di Ventotene. Si sofferma poi ad analizzare la creazione del mercato comune, l’unione monetaria, le politiche attuate per la gestione delle crisi del debito ed infine le prospettive aperte con il varo del programma Next Generation EU, proponendo una ricostruzione che mette a fuoco i reali rapporti di forza intergovernativi e gli orientamenti ideologici dei principali attori politici sottesi alle modifiche dell’organizzazione istituzionale.
Con incedere elegante, e al contempo molto sostenuto, Somma argomenta una tesi, che è quella di una vistosa torsione nella progettazione e ancor di più nella costruzione dell’Europa unita, che abbandonata troppo presto l’idealità di una Europa solidale diviene e resta essenzialmente una costruzione atta a presidiare la libertà del mercato unico.
Astrid Zei, I nodi di una costruzione ‘meravigliosamente ambigua’
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