In primavera è stato pubblicato il rapporto di Freedom House Nations in Transit 2020 con il quale si è rilevato un calo del livello democratico in tutta la regione dei Balcani ma con particolare riferimento alla Serbia e al Montenegro. Effettivamente, leggendo le tabelle in coda al report, si nota come Bosnia, Croazia e Slovenia non abbiano modificato il punteggio del 2019 mentre la Macedonia del Nord ha continuato a migliorare dello 0,07% pur rimanendo ancora classificata tra i regimi ibridi. Tra questi, oltre alla Bosnia, ci sono anche Serbia e il Montenegro che da un punteggio borderline nel 2019 nella nuova relazione si confermano, invece, pienamente come regimi ibridi. L’esito del rapporto non è stato, ovviamente, accolto con entusiasmo da Podgorica e Belgrado ed è soprattutto da quest’ultima che sono arrivate aspre e dirette critiche alla metodologia e all’esito dello studio condotto da Freedom House.
Ad ogni modo, il rapporto mette in luce l’esigenza di dare la priorità agli obiettivi a lungo termine piuttosto che continuare a concentrarsi esclusivamente su quelli a breve termine. In questo dovrebbe essere più presente e costante l’Unione Europea ma si auspica anche un ripristino di relazioni più stabili con Washington. Su tale punto si potrebbe essere meno d’accordo dal momento in cui la mediazione degli Stati Uniti non è sempre stata diretta ad un miglioramento del livello democratico dell’area quanto, invece, al mantenimento dei buoni rapporti tra i diversi Governi al fine di facilitare il consolidamento della propria influenza. Ciò è avvenuto anche attraverso il sostegno ai regimi più liberticidi e a tendenza egemonica come quello della Serbia. Non sono mancati infatti, soprattutto negli ultimi anni, incoraggiamenti più o meno espliciti alle posizioni di Vučić soprattutto nelle relazioni con i vicini. Queste evidenze sono ben chiare anche esaminando la natura e i toni tenuti dalle autorità serbe nei non rari incontri con il Segretario di Stato Mike Pompeo. Il ruolo di una Serbia centrale e dominante, in fondo, non dispiace neppure in Europa, almeno in alcuni casi. La Francia, in particolare, ha supportato durante il Consiglio tedesco il proseguimento dei negoziati con Belgrado comunque respinto […]