La scena politica canadese degli ultimi quattro mesi è stata dominata dalle profonde difficoltà con cui il Governo liberale si è dovuto confrontare tanto sul piano della politica estera quanto nell’ambito della politica interna. Il Prime Minister’s Office sta valutando l’opportunità di ricorrere ad elezioni federali anticipate, quattordici mesi prima della chiamata alle urne, così da sfruttare il momento di unità e di assoluto sostegno che l’opinione pubblica sembra manifestare nei confronti dell’Esecutivo, in risposta ad una serie di tensioni internazionali emerse nel quadrimestre considerato: le restrizioni commerciali imposte dall’amministrazione statunitense sulle importazioni di acciaio e alluminio canadesi e l’esclusione del Canada dall’accordo preliminare, concluso per adesso soltanto con il Messico, per riscrivere alcune parti importanti del North American Free Trade Agreement (NAFTA); la rottura diplomatica con l’Arabia Saudita, che ha disposto l’espulsione dell’ambasciatore canadese e ha intimato quindicimila studenti sauditi presenti in Canada di rientrare entro fine agosto dopo le critiche rivolte dal Primo Ministro Trudeau contro la Nazione del Golfo per le violazioni dei diritti umani ivi consumate e l’incarcerazione di due attiviste saudite; infine, la mancata ratifica, perlomeno in tempi brevi, dell’accordo di libero scambio con l’Unione Europea (Comprehensive Economic and Trade Agreement, CETA), provvisoriamente applicato da settembre 2017, specialmente da quando è emersa l’intenzione dell’Italia di non approvarlo.
In realtà, come è stato osservato da alcuni analisti, il ricorso ad elezioni anticipate potrebbe rivelarsi una strategia inutile, dato che finirebbe per attirare l’attenzione sulla dipendenza del Canada dal commercio continentale con i vicini Stati Uniti e sulle complesse problematiche istituzionali che sta affrontando il Governo liberale. Tali problematiche attengono, innanzitutto, ai difficili rapporti che si sono delineati nell’ultimo quadrimestre tra la federazione e la provincia dell’Ontario, guidata da giugno dal Governo conservatore del Premier Doug Ford che ha osteggiato duramente l’introduzione del programma cap and trade. Tale programma commerciale è stato implementato in virtù di un accordo firmato il 22 settembre 2017 dall’Ontario, allora governato dal Partito Liberale, dal Québec e dalla California ed entrato in vigore il 1 gennaio 2018, al fine di creare un libero mercato in cui, una volta fissati i tetti massimi alle emissioni di gas serra (cap)[…]