i sono laureata con Mario Galizia nel 1991. Lo avevo conosciuto come studentessa del corso di diritto costituzionale italiano e comparato ed ero rimasta affascinata dal suo sguardo curioso, dalle sue lezioni colte e brillanti, dalla sua capacità di trasmettere passione a noi studenti, dall’interesse che mostrava sempre per le nostre opinioni, ancorché acerbe, sui temi che lui trattava con tanta sapienza. Applicando il “metodo Galizia” nel corso delle sue lezioni ci insegnava a ragionare sulle questioni, a maturare le nostre opinioni, ad ascoltare quelle degli altri e a porci domande.
Come argomento della mia tesi di laurea mi propose il tema dell’evoluzione della forma di governo britannica a partire dalla fine dell’800, invitandomi a concentrare la mia attenzione su alcuni degli snodi che tra le due guerre avevano segnato i rapporti tra Governo, Parlamento e Sovrano. Riempiva di notazioni e appunti i capitoli che gli consegnavo consigliandomi di partire dallo studio dei classici della dottrina inglese, studio necessario per comprendere a pieno le peculiarità della Costituzione britannica e la sua evoluzione. Infatti, gli autori di quel periodo, come ha scritto Mario Galizia, avevano affrontato “in una visuale complessiva i problemi generali della realtà giuridica dell’epoca, … perché la loro impostazione metodologica” costituiva il nodo da cui si erano sviluppati “i vari orientamenti di studio successivi”. Conoscere e tenere in considerazione il sottofondo, lo spirito e il tessuto sociale che sorregge la Costituzione, ricordare sempre la storia: Mario Galizia mi insegnava che il diritto costituzionale era “legato in un unico living body con gli altri rami del diritto” e che le istituzioni costituzionali erano “parte di un più vasto tessuto sociale che determina il loro funzionamento”.