Uno dei primi ricordi di Mario Galizia per me, come per gran parte delle persone che lo hanno frequentato negli anni dell’insegnamento romano, è associato a una folla di giovani che si raccoglieva intorno a lui, per ascoltarne i suggerimenti, chiedergli tesi di laurea, seguirne le vivaci e interminabili lezioni. La maggiore novità dei suoi corsi di diritto costituzionale italiano e comparato era rappresentata dal fatto che essi iniziavano come un tipo di comunicazione aperta, diretta a tener vivo un dialogo con i presenti su temi scelti da lui e i cui sviluppi erano in larga misura imprevedibili, perché legati a uno sviluppo della discussione che intendeva restare aperta. Egli teneva prima di tutto fede alla vocazione personale di un insegnante e studioso, appassionato al diritto costituzionale e alla cultura letteraria, in grado di rinnovare continuamente le forme e i contenuti del proprio insegnamento, l’ordine, il metodo e le argomentazioni che di volta in volta reggevano l’esposizione. La sua lezione era essenzialmente libera da formalismi, attenta alla letteratura, alla storia e all’attualità, come alla politica e soprattutto alle persone e alle cose. […]
Angelo Antonio Cervati, Mario Galizia e l’insegnamento del diritto costituzionale comparato
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