L ’“operazione militare speciale” annunciata dal Presidente a febbraio è proseguita nei mesi estivi, il che ha significato non solo la continuazione di un’accelerata regolamentazione normativa da parte della Duma per le esigenze dell’operazione, ma anche il rafforzamento della retorica militare-patriottica nello spazio pubblico e mediatico. Già durante la Grande parata militare del 9 maggio, il Presidente Putin è tornato a paragonare la Grande Guerra Patriottica al conflitto con Kiev inserendo l’operazione attuale in una catena di eventi storici importanti per il Paese: “La difesa della Patria è sempre stata sacra. Con tali sentimenti di autentico patriottismo, la milizia di Minin e Požarskij si alzò per la Patria, attaccò il campo di Borodino, combatté il nemico vicino a Mosca e Leningrado, Kiev e Minsk, Stalingrado e Kursk, Sebastopoli e Charkiv. Così ora, in questi giorni, state combattendo per la nostra gente nel Donbass. Per la sicurezza della nostra Patria”. Nel suo discorso, il leader russo ha sottolineato che il Governo russo ha sempre sostenuto la creazione di un sistema di sicurezza globale uguale e indivisibile ma non fu ascoltato dai vertici della NATO. Nel frattempo, come nota Putin, “il blocco dei paesi NATO ha avviato lo sviluppo militare attivo dei territori adiacenti” alla Russia, “creando metodicamente una minaccia assolutamente inaccettabile per il Paese”. “Apertamente, erano in corso i preparativi per un’altra operazione punitiva nel Donbass, per un’invasione delle nostre terre storiche, compresa la Crimea”. Il Presidente russo ha spiegato così la decisione di avviare azioni militari che, secondo Putin, è stata “una decisione forzata, tempestiva e l’unica giusta”, definendo l’operazione speciale in Ucraina un “attacco preventivo all’aggressore”. […]
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