Le vicende che hanno interessato l’ordinamento spagnolo negli ultimi mesi evidenziano come il 2014 aspiri ad essere un anno di rinnovamento principalmente rivolto al superamento della crisi.
Il primo e più importante ambito dove si attende di conseguire una inversione di tendenza è proprio quello economico, dove la fine della recessione dovrebbe lasciar spazio ad un periodo di ripresa, sia pur contenuta, dell’economia spagnola. I dati macroeconomici relativi al primo quadrimestre dell’anno evidenziano un trend favorevole sia in riferimento al rapporto deficit/PIL che all’occupazione. Le previsioni contenute nel Programma di stabilità 2014-2017 e nel Programma nazionale delle riforme 2014 risultano abbastanza ottimistiche e indicano come l’economia spagnola -una volta completato il processo di consolidamento fiscale- darà evidenti segnali di ripresa tanto in termini di competitività esterna che di aumento della occupazione. D’altronde, la stessa Commissione europea, nell’operare le valutazioni su 17 Stati membri, non ha riscontrato degli squilibri macroeconomici eccessivi nel caso della Spagna, sottolineando l’aggiustamento significativo dei conti pubblici compiuto nell’ultimo anno in questo Stato.
La sfera politica rappresenta un altro ambito dove si sono registrati dei cambiamenti significativi e dove potrebbero verificarsi in futuro delle innovazioni in grado di alterare
alcuni equilibri relativi all’assetto politico-istituzionale. Uno degli eventi più significativi di questi mesi è stata la costituzione del nuovo partito politico legato al movimento degli indignados, Podemos, guidato dal Professore Pablo Iglesias, che a pochi mesi dalla sua nascita ha ottenuto un inaspettato successo elettorale (7,97%) nelle elezioni europee del 25 maggio che gli ha permesso di conquistare ben 5 seggi nel Parlamento europeo di Bruxelles. Un risultato inedito e politicamente significativo, se comparato con le precedenti tornate elettorali, proprio in quanto per la prima volta nelle elezioni europee i tradizionali partiti maggioritari, il Partido socialista obrero español (Psoe) e il Partido popular (Pp), hanno subito una emorragia di voti a favore di altri partiti, perdendo quella posizione di sostanziale duopolio nella ripartizione dei seggi spettanti alla Spagna nel Parlamento europeo. I primi analisti politici hanno parlato nei quotidiani di sconfitta del bipartitismo, evidenziando le possibili ripercussioni di questo nuovo orientamento elettorale nelle prossime elezioni autonomiche e generali che si terranno in Spagna nel 2015.
Il 2014 è stato poi l’anno in cui il Re Juan Carlos, dopo un quarantennio di regno, ha abdicato a favore del figlio, il principe delle Asturie Felipe. Decisione comunicata il 31 marzo da Juan Carlos al Presidente del Governo, Mariano Rajoy, ma tenuta segreta e formalizzata dinanzi all’opinione pubblica soltanto in un momento successivo. Un cambiamento epocale per la Spagna, che ha aperto una serie di problemi giuridici legati all’approvazione della legge organica rivolta a regolare il processo successorio e alla definizione di un nuovo regime di immunità per Juan Carlos che gli consenta di godere di uno status giuridico privilegiato anche dopo l’abdicazione.
Il 2014 aspira inoltre ad essere l’anno in cui si celebrerà il referendum sull’indipendenza della Catalogna da Madrid, o comunque ad essere un anno decisivo per la risoluzione della questione indipendentista catalana. I principali avvenimenti di questi mesi, tuttavia, mettono in discussione la possibilità di celebrare il referendum programmato in quella data in condizioni di legalità. L’ipotesi referendaria contrasta, in primis, con i contenuti della recente sentenza del Tribunale costituzionale n. 42, del 25 marzo, sulla risoluzione parlamentare catalana n. 5/X . Se è vero che in questa sentenza il Tribunale ha operato alcune aperture interpretative significative in merito al c.d. derecho a decidir, che ha definito un’aspirazione politica legittima, è vero anche che ha giudicato incostituzionale la dichiarazione di sovranità della Catalogna e la convocazione unilaterale di un referendum sulla secessione da parte di una Comunità autonoma. […]