Nel diritto pubblico positivo la tematica del rapporto tra attività prestazionale dell’amministrazione e vincoli di bilancio si è posta con pregnante incisività in relazione al tema dell’effettività della tutela dei diritti, specie ove si tratti di diritti fondamentali. L’allusione va, in particolare, alla categoria dei diritti “sociali”, intesi come pretese il cui soddisfacimento esige un intervento, da parte del soggetto pubblico, finanziariamente condizionato: un coacervo di posizioni tra le quali è possibile ascrivere quelle che si legano con la finitezza delle risorse naturali (1) – e ovviamente con la risultanza delle attività antropiche su di esse – tra le quali è possibile contemplare il diritto all’ambiente ed alla sua salubrità. A riprova di ciò, se i diritti finanziariamente condizionati hanno sin dagli albori ingenerato problemi di sostenibilità complessiva, tale questione appare di gran lunga rilevante in tempi di crisi economica (2). Infatti, richiamando autorevoli riflessioni sul versante della struttura dei diritti (3), ciò che è messo in discussione è il versante dinamico della posizione giuridica in commento, vale a dire la sua realizzazione – ovvero effettività – (4).
Dinanzi a siffatto rilievo, si profila utile rammentare come il compito di realizzare l’equo riparto delle risorse nel quadro della complessità degli interessi pubblici, spetti alla politica. Tuttavia, siffatto processo, ove proteso ad incidere su diritti fondamentali, deve necessariamente tenere in debita considerazione l’esistenza di un limite invalicabile proprio di questi, rinvenibile nel «rispetto di un nucleo indefettibile di garanzie per gli interessati» (5), la cui emersione viene ad essere rimessa – in via tendenziale – alla fase di nomomachia (6). Si suole cioè richiamare l’attenzione sulla necessità di un processo di selezione legislativa, nonché di agire amministrativo, rispettoso del nucleo costituzionale/assiologico di riferimento che, nel tentativo di rendere tali pretese effettivamente esigibili e giustiziabili, non sia invece foriero di spinte entropiche rispetto alle stesse. Una prospettiva in cui il Wesensgehalt, vale a dire il contenuto minimo essenziale (7) dei diritti, in quanto tale non sarebbe suscettibile di compromissione alcuna. Dunque, un vero e proprio limite di resistenza al bilanciamento, tale da arginare altresì le esigenze di gestione dei costi e di pareggio di bilancio. […]
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Di seguito si riporta il sommario del saggio: 1. Prologo – 2. Cenni sul diritto ad un ambiente salubre – 3. Il diritto ad un ambiente salubre alla luce dell’attività prestazionale dell’amministrazione – 4. Prospettiva de iure condendo per la tutela del diritto alla salubrità ambientale