Emanuele Gabriele, Recensione a P. Norton, Governing Britain. Parliament, Ministers and our Ambiguous Constitution, Manchester, Manchester University Press, 2020, pp. 216.

«The constitution is thus contested, but the way forward is unclear and uncertain» (p. 16). L’osservazione, con cui si chiude il primo capitolo – dedicato proprio alla uncodified constitution britannica – del recente lavoro di Philip Norton, insigne cosituzionalista inglese, peer conservatore della Camera dei Lord e professore all’Università di Hull, esemplifica il clima di incertezza e, in un ordinamento ossequioso alla stabilità costituzionale come quello britannico, persino di smarrimento, che ha investito l’Accademia, ma anche il mondo politico-istituzionale d’Oltremanica da (almeno) un lustro.
Ponendosi, per esplicita intenzione dell’Autore, in ideale continuazione con un agile volume edito da Geoffrey Marshall e Graeme Moodie alla fine degli anni ’50 (Some Problems of the Constitution, Hutchinson & Co., 1959), Governing Britain. Parliament, Ministers and our Ambiguous Constitution (Manchester University Press, 2020) si propone non come un lavoro di constitutional theory, ma piuttosto come un’epitome che intende dare contezza del variegato spettro di problematiche che ha investito l’ordinamento costituzionale britannico negli ultimi anni.

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