Il termine “lobbying” evoca spesso nel linguaggio comune immagini negative, associate a pratiche sleali di influenza e privilegi riservati ai pochi in grado di esercitare pressione sui pubblici decisori. Viene dipinto, nella maggior parte dei contesti, come un mondo di accordi segreti e incontri di corridoio, dove il potere economico piega le decisioni politiche a proprio vantaggio, allontanandole dal principio della tutela del bene comune e dalla necessità fondamentale di assicurare la trasparenza dei processi democratici.
Tuttavia, tale rappresentazione unidimensionale appare, ad uno studio più approfondito, in qualche misura riduttiva e fuorviante. Dietro questo apparente profilo offuscato, infatti, il lobbying nasconde un ruolo di primaria importanza – e certamente crescente – in tutti gli ordinamenti liberaldemocratici stabilizzati. Esso si colloca infatti come un necessario ponte tra rappresentanti e rappresentati, un collegamento inevitabile tra gruppi più o meno organizzati, di diversa natura e colore politico, e il decisore pubblico con il suo entourage. In un mondo progressivamente più complesso, dove le sfide da affrontare sono sempre più articolate e le soluzioni richiedono una capacità di analisi di spicco e competenze altamente tecniche, il lobbying permette infatti ai gruppi di interesse di farsi sentire, di presentare le proprie istanze e di contribuire dunque ad un processo decisionale più informato ed efficiente […]
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SOMMARIO: 1. Lobbying e ordinamenti democratici. – 2. L’origine del lobbying e le prime forme di regolamentazione. – 3. La prima regolamentazione organica del lobbying (FRLA). – 4. Il ruolo della giurisprudenza. – 5. Il Lobbying Disclosure Act (LDA). – 6. La partecipazione al processo legislativo e i PACs. – 7. Le riforme più recenti. – 8. Il lobbying in USA e nell’Unione Europea: modelli a confronto. – 9. L’ombra dei Super PACs. – 10. Lobbies ed elezioni presidenziali. – 11. Conclusioni.