1 -La costituzione italiana ha compiuto da poco il suo settantesimo anno di vita e l’occasione è buona per trarne un bilancio cercando di dare risposta ad alcune domande. Che ruolo ha giocato e come ha funzionato questa costituzione nell’arco della nostra storia repubblicana? E’ stata una costituzione “forte”, che ha potuto guidare e orientare gli sviluppi della nostra società civile e politica, o è stata una costituzione “debole”, che le vicende della politica hanno finito per scavalcare e di fatto per sostituire con una diversa costituzione materiale? E quale è oggi il suo stato di salute ed il suo potenziale rispetto ai possibili sviluppi futuri della vita istituzionale del nostro paese?
2 – Per rispondere a queste domande penso che in primo luogo occorra muovere da un richiamo agli eventi storici che stanno alle origini di questa carta ed al modello di società e di Stato che essa intese costruire come base del nuovo ordinamento repubblicano. Quando l’Assemblea costituente, nel giugno del 1946, inizia a svolgere il proprio lavoro il paese che si trova di fronte è un paese non solo economicamente distrutto, ma anche socialmente disarticolato dall’esperienza di una dittatura e di una guerra che, nella sua fase finale, aveva assunto anche le forme di una guerra civile. Vediamo, quindi, che, mentre l’Italia si avvia faticosamente verso la ricostruzione e la propria ricollocazione nel contesto internazionale, ciò che caratterizza la vita politica a mano a mano che si va affievolendo il clima unitario della resistenza al fascismo è la forte conflittualità interna fra le forze politiche in campo, che il progressivo irrigidimento del quadro internazionale determinato dalle vicende della “guerra fredda” viene rapidamente ad aggravare. Avviare un lavoro costituente che impone di trovare un accordo su un modello di società civile e di organizzazione politica non è, dunque, nelle condizioni date, impresa facile. […]