Il volume di Lucia Bellucci, La sindrome ungherese in Europa. Media, diritto e democrazia in un’analisi di Law and politics, costituisce un importante contributo al complesso dibattito sul processo di costruzione e sull’inquadramento giuridico delle cosiddette “democrazie illiberali” fornendo un’originale prospettiva sul ruolo delle singole norme come strumento di destrutturazione delle democrazie contemporanee. A tale scopo, l’Autrice indaga emblematicamente sulla regulation dei media nel caso specifico dell’Ungheria e mira a sottolinearne l’influenza diretta sulla qualità della democrazia. Da questo spunto, l’A. ha colto l’opportunità per rivolgere le sue concrete preoccupazioni anche nei confronti della normativa italiana, riconosciuta come una delle più restrittive e carenti nel garantire e tutelare il pluralismo dei media. Il quadro giuridico italiano presenta, infatti, degli elementi pericolosamente illiberali che potrebbero incoraggiare future derive antidemocratiche sulla spinta dell’influenza che si sta diffondendo in Europa a partire proprio dall’Ungheria.
Nella sua introduzione, l’A. precisa che il caso ungherese e quello italiano, in realtà, non possono essere comparati per le grandi differenze storiche, culturali e giuridiche che li caratterizzano. Ad ogni modo, sono stati inseriti all’interno dello stesso volume per evidenziare sia che la minaccia per il pluralismo mediatico è presente in entrambi gli ordinamenti sia che questa rappresenta in Ungheria il sintomo di un’ormai conclamata inversione illiberale mentre, diversamente, in Italia costituisce una pericolosa mancanza dalla quale potrebbe sorgere il rischio di favorire future derive. L’obiettivo dell’A. è, in generale, quello di inserirsi all’interno dell’ampio dibattito accademico relativo ai rapporti tra società, diritto e democrazia di cui i media sono uno dei pilastri (p. 4). Ma il grande pregio di questo volume risiede indiscutibilmente nella scelta di affrontare il tema avvalendosi di una metodologia esclusivamente giuridico-normativa che si concretizza in una lucida analisi ricca di dettagli tecnici del diritto positivo. La peculiare prospettiva concettuale scelta dall’A. è frutto della condivisibile tesi secondo la quale la rete di rapporti tra società, diritto e democrazia non sempre disegnerebbe uno schema in cui il diritto quasi meccanicamente consolida una situazione dettata da istanze già precedentemente espresse dalla società e nel rispetto di un sistema di procedure e valori tipici di una democrazia. L’A. sostiene, infatti, la centralità delle leggi come mezzo per modificare la relazione tipica delle democrazie tra diritto e società. Tale aspetto costituisce il filo conduttore di tutta la prima parte del volume che funge da ampia premessa al tema principale, la regulation sui media ungheresi. […]