Il dibattito sull’inquadramento della forma di governo semipresidenziale e la sua distinzione dal modello parlamentare continua ad animare la dottrina e ad essere protagonista di numerosi studi e contributi. Tale interesse è stato indubbiamente alimentato dalle scelte effettuate dai costituenti degli ordinamenti di più recente democratizzazione. Con particolare riferimento al contesto europeo, in effetti, in quasi tutti gli Stati emancipatisi dal blocco sovietico alla fine degli anni Ottanta si è optato per l’elezione diretta del Presidente della Repubblica. Ma alla scelta di legare la legittimità del Capo dello Stato al corpo elettorale non è sempre – anzi in quasi nessun caso – corrisposto il conferimento di particolari poteri soprattutto in relazione all’indirizzo politico. Nella pratica, invece, dopo più di trent’anni dall’avvio dei processi di democratizzazione nell’area ex sovietica possono osservarsi diverse declinazioni con cui i poteri formalmente attribuiti ai Capi di Stato sono stati, poi, sostanzialmente interpretati. All’interno di questo filone di recenti riflessioni – stimolate anche dall’adesione all’Unione Europea di numerosi Stati dell’Europa Centro-Orientale – si è inserita l’interessante ricerca condotta da Miloš Brunclík e Michal Kubát nel volume “Semi-presidentialism, Parliamentarism and Presidents. Presidential Politics in Central Europe.”
In tale volume, gli Autori hanno effettuato un’analisi comparata e particolarmente approfondita della figura del Presidente della Repubblica negli ordinamenti della Cechia, della Polonia e della Slovacchia. Inoltre, come esplicitamente affermato dagli AA. (p. 2), il volume si prefigge un ulteriore obiettivo quale il tentativo di introdurre una nuova definizione del modello semipresidenziale basata sulle disposizioni relative ai poteri formali contenute nelle diverse carte costituzionali. […]