Non è più la narrazione del popolo vs le elite ad aver dominato la scena nell’ultimo scorcio del 2019 in Francia. Non più la contrapposizione tra classe politica dominante e popolo che sul finire del 2018 e all’inizio dello scorso anno – sotto la spinta della rivolta dei gilet gialli – aveva riempito le cronache e il dibattito politico (e culturale) francese e non solo. Non è più neanche la narrazione dei dilemmatici interrogativi sulla crisi dei partiti politici, sulla crisi della democrazia rappresentativa e sulla sua incerta sintesi con la democrazia partecipativa cui il Grand Débat National aveva cercato di dare una risposta di fronte alla crisi di partecipazione fatta prepotentemente esplodere proprio dai gilets jaunes.
L’ondata di scioperi contro il progetto di riforma sulle pensioni, che nelle ultime settimane, ha travolto e paralizzato per diversi giorni consecutivi la Francia è sembrata piuttosto la strenua lotta tra il vecchio e il nuovo mondo, tra la necessità di un cambiamento volto a garantire la sostenibilità del sistema per le generazioni future e la strenua difesa di diritti sociali messi in pericolo dalla progressiva erosione dello Stato sociale e pertanto foriera di tensioni, di inaccettabili compromessi, di una fortissima spinta alla mobilitazione generale.
Considerata una delle riforme strutturali più significative, uno degli assi portanti del programma del Presidente, e per questo fortemente voluta da Macron e dal suo Esecutivo la riforma del sistema pensionistico francese – che dopo un periodo di gestazione durato mesi, ha appena iniziato il suo iter di approvazione con la deliberazione in Consiglio dei Ministri di un progetto di legge organica ed uno di legge ordinaria e il loro approdo in Parlamento il 24 gennaio – sta mettendo alla prova il quinquennato di Macron in una fase politicamente delicata, quella di metà mandato in una sorta di “stress test” con cui il Presidente sta mettendo in gioco la tenuta della sua forza politica.
Tale riforma tanto contestata quanto orientata alla massima semplificazione attraverso la volontà di ridurre ad un unico meccanismo di calcolo (a punti) il sistema pensionistico in luogo dei ben 42 sistemi differenti oggi esistenti (fonte, in alcuni casi, di ineguaglianze per la possibilità […]