“La France dispose, face aux déferlantes de l’Histoire, d’un socle de stabilité et de solidité que nous devons maintenir en résistant aux effets de mode, au aspirations du moment, aux tentations du court terme qui, trop souvent, ont motivé les altérations de la Constitution. A ces tentations, opposons le sens du temps long, et sachons utiliser le droit pour façonner l’Histoir”. Con queste parole il 4 ottobre scorso il Presidente Macron ha concluso il discorso per i sessant’anni della Costituzione del 1958 tenuto presso il Consiglio costituzionale. Un discorso con cui il Capo dello Stato ha ricordato che la forza della Costituzione del 1958 risiede nel suo essere la sintesi della storia costituzionale francese dalla quale essa ha attinto e ricomposto i principi fondamentali su cui si fonda: radici profonde cui Macron ha attribuito il merito della longevità e della solidità delle istituzioni della V Repubblica.
In un clima politico, ma soprattutto sociale, non certamente facile per il Capo dello Stato – con un consenso fortemente compromesso e la perdita di pezzi importanti del Governo Philippe – è stata questa l’occasione per rilanciare le sfide del quinquennato, in primis, quelle riguardanti le riforme istituzionali nell’ottica del miglioramento della legittimità democratica, dell’efficacia dell’azione di governo e dell’uguaglianza tra i cittadini. Ma più in generale è stata questa l’occasione per riflettere ancora una volta sulla Costituzione del 1958 e sulla sua capacità di costituire quel saldo ancoraggio a valori e principi nel momento in cui, in un clima di profonda crisi sociale, un persistente vento di lotta alle élite e di appelli alla disintermediazione soffia sulla Francia. Dieci anni fa in occasione del cinquantesimo anniversario della V Repubblica – che era sostanzialmente coinciso con la più imponente revisione della Costituzione del 1958 – la dottrina non aveva mancato di sottolineare l’importanza […]