Dimensione interna e dimensione internazionale mai come negli ultimi mesi si sono rincorse caratterizzando il quadrimestre appena trascorso. E ancora una volta al centro della dinamica istituzionale in primo piano è emerso lo scollamento tra l’aspirazione francese a raggiungere i grandi obiettivi in politica interna e a giocare un ruolo di primo piano a livello internazionale e una realtà interna che deve fare i conti con le difficoltà legate alla stessa maggioranza di governo, ai partiti dell’opposizione, ai problemi economici e ad un elettorato oscillante che si mostra a tratti più o meno soddisfatto dell’operato dell’Esecutivo francese (tandem Hollande-Valls) con picchi di gradimento e brusche discese.
In primo luogo va indubbiamente sottolineato il ruolo svolto dal Presidente Hollande che, ancora più marcatamente che nei primi tre anni del suo mandato, ha trovato modo di esprimersi nel tradizionale “domaine reservé” rilanciando in politica estera nella volontà di emergere a livello internazionale, prodigandosi nella soluzione delle crisi internazionali, da quella dell’eurozona – con la questione della Grecia – a quella legata alla lotta al terrorismo internazionale e ai delicati equilibri dei paesi mediorientali. È così che il Capo dello Stato ha avuto modo di incarnare più che mai il “pouvoir d’État” facendo appello all’unità del paese nel momento più delicato dell’attacco al cuore della democrazia francese operata dai ripetuti episodi terroristici. Forte del consenso ricevuto in occasione nel tragico attentato a Charlie Hebdo nel gennaio scorso, Hollande ha così diretto i suoi maggiori sforzi verso l’esterno, certo delle ricadute di politica interna del suo operato a livello internazionale. […]