Sullo sfondo di una crisi sanitaria ancora drammaticamente in corso, che ha continuato a dettare l’agenda politica, la Francia ha tentato in questi ultimi mesi la via della “normalizzazione” dove le questioni istituzionali si sono andate, necessariamente, intrecciando e fondendo con il più grande tema del rilancio economico e sociale del Paese. Così, se ad inizio pandemia, sul piano istituzionale e politico, tutta la scena era stata occupata dalla valutazione della gestione dell’emergenza, con particolare riferimento, da un lato, alle questioni relative al rinvio del secondo turno delle elezioni municipali, e, dall’altro, ai profili giuridici sorti intorno ai rapporti tra Esecutivo e Legislativo e alle fonti normative utilizzate per imporre misure limitative delle libertà durante il lockdown, nell’ultimo quadrimestre le elezioni municipali, le dimissioni del Governo Philippe con la nascita del Governo Castex e un nuovo impulso alla politica europea hanno segnato un cambio di passo del quinquennato Macron.
Il Presidente Macron ha, infatti, manifestato la volontà di normalizzare la crisi sanitaria, di convivere dunque con essa ma di rilanciare anche, con obiettivi ambiziosi e con una visione di fondo, la ripresa del Paese. Questo, a meno di due anni dalle prossime presidenziali. Il secondo turno delle elezioni municipali del 28 giugno scorso ha costituito il giro di boa in cui tale cambio di passo è maturato. Segnate da un altissimo tasso di astensione pari al 59%, sicuramente dovuto in parte anche alla crisi sanitaria in corso, esse hanno ancora una volta messo in luce le difficoltà del sistema politico francese di attrarre l’interesse degli elettori denotando, quel che è stata letta come una vera e propria “crisi democratica”. Soprattutto, esse hanno registrato la cocente sconfitta del partito del Presidente Lrem che non è riuscito, ancora una volta, a livello locale a fare breccia nell’elettorato. […]