Le inquietudini del quinquennato di Hollande racchiuse in pochi mesi. Dalla disfatta elettorale per le elezioni europee alle dimissioni estive del Governo Valls arriva la consacrazione della difficoltà della Francia di Hollande ad uscire dall’impasse di una crisi che rischia di mettere in discussione le stesse dinamiche istituzionali della V Repubblica.
Da una parte, la crescita dell’euro-scetticismo intercettato dal Front National che si consacra primo partito francese. Gli esiti delle elezioni europee attestando l’ascesa del Front National hanno contribuito ad una destrutturazione del sistema dei partiti francesi che non potrà non avere ricadute ordinamentali. Di fronte alla debolezza di Hollande e del suo partito e alla crisi attraversata dal primo partito di opposizione l’UMP – travolto dallo scandalo dei fondi neri per le elezioni presidenziali del 2012 – è certo che Marine Le Pen saprà approfittare del momento per aprirsi la strada in vista delle presidenziali del 2017.
Dall’altra parte, la crisi di un Governo appena nato e pieno di speranze alle prese con dissensi interni che riflettono anche i dissensi in seno alla maggioranza parlamentare e presidenziale. Una maggioranza che si lacera di fronte ad una spaccatura che sembra insanabile tra i sostenitori del Presidente e del Primo Ministro e i sostenitori dell’ex Ministro dell’Economia Montebourg, artefice – insieme a Benoît Hamon – della crisi di governo di fine agosto causata dalle sue dichiarazioni contro il rigore della politica economica europea, con un invito a chiedere all’Europa un cambiamento di rotta e ad alzare la voce contro la politica di austerità imposta a tutta l’Europa dalla Germania. Un detonatore che ha determinato la presa d’atto da parte del Primo Ministro di non poter continuare a portare avanti l’indirizzo politico tracciato dal Presidente Hollande con un dissenso così forte interno alla propria compagine governativa. Una compagine governativa che attraverso le dimissioni e la formazione di un nuovo governo cercherà di rispondere agli obiettivi prefissati “en cohérence avec les orientations qu’il a lui-même définies pour notre pays” secondo quanto dichiarato in comunicato dallo stesso Presidente Hollande il 25 agosto.
Quanto questi scenari siano destinati ad incidere sull’evoluzione della forma di governo è difficile ancora dirlo, di sicuro alcuni elementi invitano a riflettere sul futuro delle istituzioni francesi che si trovano oggi più che mai al centro di sollecitazioni che agiscono sul sistema dei partiti, sui rapporti tra Presidente e Primo Ministro, sui rapporti tra Governo e maggioranza parlamentare e, più in generale, sui rapporti tra Parlamento e Governo con un Parlamento sempre più deciso a divenire un intelocutore del Governo sempre più attento e attivo nel svolgere la propria funzione di controllo e di valutazione delle politiche pubbliche.
Ancora una volta le ossessioni del quinquennato – crisi economica, crescita, disoccupazione, tagli alla spesa pubblica, rispetto dei parametri europei – hanno finito per condizionare la politica interna francese alle prese con una (ri)trovata instabilità che assume forme consuete (le dimissioni di Ayrault dopo il risultato delle elezioni municipali) e forme meno consuete (le dimissioni di Valls) ma che di certo pone al centro della riflessione il ruolo giocato dalla Presidenza, il ruolo che può assumere il Primo Ministro e, infine, la capacità del sistema dei partiti di incidere sulla forma di governo. […]
Scarica il testo completo in formato PDF