FRANCIA: Paola Piciacchia, Nel solco della democrazia rappresentativa: il tandem tra le due teste dell’Esecutivo, il necessario rinsaldarsi del rapporto Parlamento/Governo e il rilancio delle riforme istituzionali (con qualche concessione alla democrazia diretta e partecipativa)

Il 29 maggio scorso il Presidente Macron ha annunciato che avrebbe rinunciato ad incontrare i parlamentari riuniti in Congresso a Versailles, contravvenendo ad una tradizione – che sarebbe dovuta diventare consuetudine – inaugurata nel 2017, all’indomani della sua elezione, e poi rinnovata anche lo scorso anno. La rinuncia ad avvalersi del potere che gli conferisce l’art. 18 Cost., dopo la riforma del 2008, di rivolgersi direttamente ai parlamentari delle due Camere per riferire sulle linee programmatiche del proprio mandato avrebbe potuto, di per sé, non destare particolare interesse, dal momento che si tratta di un potere riconosciuto al Presidente della Repubblica di cui esso si avvale con la più grande discrezionalità riguardo ai tempi. Tuttavia, tale scelta è stata accompagnata dalla decisione, all’indomani delle elezioni europee, che fosse, al contrario, il Primo Ministro Édouard Philippe a presentarsi di nuovo, il 12 giugno, di fronte all’Assemblea Nazionale ai sensi dell’art. 49, 1° c. Cost.(ma anche al Senato ai sensi dell’art. 49, 4° c. Cost.) con una dichiarazione di politica generale, seguita da un voto. E ciò ha necessariamente assunto un significato. L’episodio – che politicamente è apparso come una ben congegnata operazione concordata tra le due teste dell’Esecutivo francese per rinsaldare il rapporto del Governo con il Parlamento dopo le elezioni europee e il calo di popolarità di Macron emerso nei mesi precedenti – ancora una volta induce, invece, a riflettere sui caratteri e sulla natura del sistema della V Repubblica e sulla sua capacità di innescare automatici meccanismi di “autodifesa” ogni qualvolta il sistema rischi uno squilibrio istituzionale.

Solo due anni fa, il 3 luglio 2017, Macron, neoletto Presidente della Repubblica, rivolgendosi ai parlamentari a Versailles, – imprimendo sin dall’inizio alla presidenza il carattere di “presidenza imperiale”, forte del sostegno di una maggioranza molto ampia –  aveva promesso di far divenire quell’incontro un appuntamento annuale con l’intento di consolidare lui stesso, fissando “le cap”, il legame con il Parlamento. […]

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