“Le Règlement n’est en apparence que la loi intérieure des Assemblées, un recueil de prescriptions destinées à faire procéder avec méthode une réunion où se rencontrent et se heurtent beaucoup d’aspirations contradictoires. Mais en réalité c’est un instrument redoutable aux mains des partis; il a souvent plus d’influence que la Constitution elle-même sur la marche des affaires publiques”.
Così Eugene Pierre, Segretario generale della Presidenza dell’Assemblea Nazionale dal 1885 nel suo Traité de droit politique électoral et parlementaire (2a ed., 1902, 492) descriveva, in piena III Repubblica, l’impatto delle regole di funzionamento delle assemblee sulla forma di governo. Alle origini della V Repubblica tale affermazione era riecheggiata quasi come un monito per contrastare l’eccesso di parlamentarismo che aveva contraddistinto non solo la III ma anche la IV Repubblica, cosicché i padri fondatori considerarono l’introduzione di un controllo di costituzionalità sui regolamenti parlamentari “une mesure capitale” di fronte alla constatazione di “à quel point les règlements ajoutent à la Constitution et dans un sens souvent déplorable pour l’autorité gouvernementale et la valeur du travail législatif” (M. Debré, Trois républiques pour une France: memoires, vol. 2, 1946-1958, 1988, 382). Nelle V Repubblica il modello di diritto parlamentare si è dunque sviluppato attraverso la tendenza a trasferire la regole relative alle assemblee direttamente in fonti di rango costituzionale o in leggi organiche. Corollario della volontà del costituente di depotenziare l’istituzione parlamentare, la cui autonomia è rimasta “imbrigliata” entro le maglie del controllo costituzionalità dei regolamenti parlamentari. In tale contesto la “legittimazione”(M. Manetti, La legittimazione del diritto parlamentare, Milano, 1990, 75 ss.) del diritto parlamentare francese si è andata così costruendo sulla base della giurisprudenza del Consiglio costituzionale che, sin dalla prima decisione n. 59-4 DC del 24 luglio 1959, aveva fedelmente e rigidamente interpretato, in tema di regolamenti parlamentari, il suo ruolo escludendo perciò poteri impliciti delle Camere, ponendo limiti ai poteri previsti dalla Costituzione, mettendo sostanzialmente “sotto tutela” il diritto parlamentare. Quest’ultimo si è poi negli anni definito proprio attraverso la giurisprudenza costituzionale che pur avendo riconosciuto alle disposizioni dei regolmenti parlamentari il compito di soddisfare alcune esigenze costituzionali non ne ha mai riconosciuto le valeur constitutionnel includendoli di conseguenza nel bloc de constitutionnalité. […]